Oligarchia in Serbia: tutti gli uomini del primo ministro

Alexandar Vucic ha attorno a sè una schiera di fedelissimi che gli hanno aperto il mondo degli affari e della finanza
Il primo ministro della Serbia Alexadnar Vucic
Il primo ministro della Serbia Alexadnar Vucic

BELGRADO. Il viso da bravo ragazzo, un secchione diresti di primo acchito. Ma il premier serbo Aleksandar Vucic, 45 anni, aldi là delle apparenze, è un politico duro, che è riuscito a creare in Serbia una nuova oligarchia che prende il posto di quella forgiata da Slobodan Miloševic prima e poi procrastinata dai suoi più o meno democratici successori.

Quando nel 2012 alle presidenziali vinse Tomislav Nikolic, attorno a Vucic stavano persone assolutamente sconosciute all’opinione pubblica serba, mentre in seconda fila si intravedeva il leader di Nuova Serbia, Velimir Ilic noto per andare nella direzione in cui soffia il vento. Accanto al futuro premier non sedeva nessuno di quelli che, negli ultimi tre anni, sono diventati i suoi collaboratori più fedeli.

Una veduta di Belgrado
Una veduta di Belgrado

Un gruppo di questi, come scrive il Delo di Lubiana, gli ha assicurato il controllo su un pacchetto di importanti affari e sui flussi finanziari in Serbia, come quelli garantiti dall’imprenditoria privata e dalle risorse pubbliche, nonché il controllo sull’industria dell’informazione.

Gente che molto difficile scindere da quella cui Vucic nel 2012, al tempo delle elezioni politiche, ha promesso di dare la caccia perché rei di aver saccheggiato la Serbia. Un altro “manipolo” di amici gli ha garantito pieno potere su istituzioni impegnate quotidianamente nel raggiungimento di traguardi politici. La terza schiera di fedelissimi, infine, si adopera nel proteggere la figura di Vucic laddove non riesca a farlo da solo.

E tutti utilizzano il proprio potere nel collocare i propri uomini nei punti chiave delle aziende pubbliche. Sebbene tutti siano accomunati dalla fedeltà al capo, talvolta si manifestano delle spaccature e delle frizioni dovute più che altro alla mancanza di un vero e proprio nemico esterno.

Slaviša Kokeza
Slaviša Kokeza

Ma vediamo chi sono i più fedeli tra i fedelissimi di Vucic. Spicca, innanzitutto la figura dell’imprenditore di Belgrado, Slaviša Kokeza, sconosciuto ai più fino a quando come emissario di Vucic non ha acquistato la squadra di calcio della capitale Crvena Zvezda (Stella rossa).Kokeza ha immediatamente sfruttato il suo impegno nello storico club di calcio per intessere una fitta rete di affari.

Assieme all’industriale Slobodan Kvrgic ha creato un sistema di aziende che si chiama Prointer che è diventata la più forte in Serbia sul mercato della distribuzione dei programmi informatici. Tramite l’amico Goran Veselinovic, invece, Vucic è riuscito ad ottenere il pieno controllo sui media. Il “marchingegno” è dannatamente facile: aziende, società e gruppi commerciali fanno pubblicità solamente sui media che hanno un occhio benevolo per il governo capitanato da Vucic.

Siniša Mali
Siniša Mali

Vucic che nel “mondo dei ricchi”, degli orologi e dei vini di marca, dei ristoranti dell’elite e della cucina raffinata è stato introdotto da Nikola Petrovic, direttore di una delle società che fanno capo all’imprenditore Nenad Kovac la cui vita è da sempre avvolta da una nube di segretezza. Petrovic ai media ha dichiarato di non possedere una villa nel rione vip di Dedinje a Belgrado, salvo poi farsi fotografare in una di queste.

Altro “grande amico” del premier serbo è il sindaco di Belgrado, Siniša Mali che sarebbe il proprietario di un gruppo di ville lungo la riviera bulgara. A tutt’oggi non si sa con precisione quante appartengano a lui o quante facciano parte del patrimonio di società che a lui farebbero capo. Sia Mali che Vucic hanno smentito le dichiarazioni inmateria svolte dalla rete per l’indagine sulla corruzione e il crimine organizzato Krik. Mali, tra l’altro, ha avuto un ruolo chiave nel processo di privatizzazione del vettore aereo jugoslavo Jat e guida il progetto immobiliare miliardario denominato “Belgrado sull’acqua”.

Andrej Vucic
Andrej Vucic

Senza dimenticare il suo capo di gabinetto, Ivica Kojic il quale è entrato a far parte del mondo finanziario attraverso la porta secondaria della Narodna Banka Srbije e l’immancabile goccia di nepotismo, impersonificata dal fratello del premier, l’onnipresente Andrej Vucic, ufficialmente impiegato alla zecca di Stato di Topcider, ma attivissimo in tutta la Serbia come rappresentante del Partito del progresso (quello del fratello famoso per intenderci) e inviato del premier.

In Serbia, dunque, non si muove sassolino che non sia sotto il controllo del primo ministro. che all’interno dell’esecutivo ha inchiavardato il suo potere grazie ai fedelissimi ministro degli Interni, Nebojša Stefanivuc (controlla i servizi segreti), quello del Lavoro, Aleksandar Vulin e quello della Giustizia, Nikola Selakovic.

Selakovic che ha mostrato tutto il suo “sangue” radicale nella caldissima accoglienza riservata all’ex generale della Jna, l’Armata popolare jugoslava, Vladimir Lazarevic al suo rientro in patria dopo essere stato scarcerato dal Tribunale internazionale dell’Aja per i cirmini nella ex Jugoslavia per aver scontato i due terzi della pena (9 su 14 comminatigli dalla corte), un “contentino” per i suoi amici e mentori ai quali non può certo più promettere né la Grande Serbia, né il Kosovo.

Signore e signori, l’oligarchia è servita.

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