Omicidio Novacco, blitz nella casa dell’orrore di Gretta

Polizia e pompieri sono entrati in tutti gli alloggi Ater abbandonati di via Gemona alla ricerca di indumenti nascosti
Silvano Trieste 06/09/2011 Perquisizione, Case Ater, via Gemona
Silvano Trieste 06/09/2011 Perquisizione, Case Ater, via Gemona

Alla ricerca di altre prove, di altri elementi utili alle indagini sull’omicidio di Giovanni Novacco. Alla ricerca anche di altre case dell’orrore: appartamenti dell’Ater in via Gemona disabitati utilizzati forse dai due aguzzini in altre occasioni per le loro esplosioni di violenza.

Ieri mattina una decina di poliziotti tra agenti della squadra volante e della mobile coaudiuvati da una squadra dei vigili del fuoco hanno “esplorato” lo stabile di via Gemona 5.

Lo hanno fatto non solo tornando subito nell’appartamento-mattatoio dove Giovanni Novacco è stato ucciso da Giuseppe Consoli e Alessandro Cavalli, ma anche andando in tutti gli altri alloggi, alcuni dei quali avevano le porte e le finestre murate. Infatti l’ipotesi del pm Massimo De Bortoli, il magistrato titolare dell’indagine sull’omicidio, è che qualche oggetto riconducibile a quanto è accaduto, sia stato gettato o meglio abbandonato in qualche altro appartamento o in qualche intercapedine. Così gli investigatori hanno cercato capi di abbigliamento, ma anche altri effetti personali della vittima. Ma anche stracci o vecchi pantaloni o magliette sporche di sangue che gli assassini potrebbero aver gettato da qualche parte in quegli stabili attraverso porte sfondate o pertugi nei muri. Mentre i pompieri hanno abbattuto porte e muri, gli agenti hanno perquisito ad uno ad uno tutti gli alloggi.

Un lavoro non certo facile durante il quale agenti e pompieri hanno dovuto utilizzare anche la mascherina davanti alla bocca e al naso. Da quelle case gli ultimi inquilini se ne erano andati poco più di un anno fa. Tra gli altri se n’era andato anche Alessandro Cavalli che abitava assieme alla moglie Barbara Tardivo nella casa all’ultimo piano.

Da allora, ma in alcuni casi anche da ancora prima, il gruppo della case dell' Ater in via Gemona è disabitato, con gli ingressi dei singoli edifici chiusi con lucchetti e pannelli di legno. Sistemi di sicurezza più "robusti" non erano stati ritenuti necessari, per il semplice fatto che all'interno quegli edifici non contenevano praticamente nulla se non vecchi mobili.

Ma nessuno all’Ater - evidentemente - allora aveva ipotizzato che anche se vuoti potevano diventare laboratori dell’orrore o più semplicemente un ricovero per drogati o barboni. Per uccidere Giovanni Novacco è stata usata una sedia portata da fuori, un tronchese, un rotolo di nastro adesivo, qualche metro di corda da tenda e una bottiglia di benzina. Gli appartamenti: si tratta di alloggi modesti - camera, cucina e servizi - costruiti nel 1950, quando Trieste era amministrata dal Governo militare alleato, la "fame" di abitazioni era tanta e pochi i mezzi. Per loro il futuro parla dunque di demolizione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo