Operai rubavano i macchinari di Fincantieri

Il diavolo sta nei dettagli. Non fosse andato, un carabiniere, a spulciare i registri catastali che indicavano, tra le varie proprietà già perquisite senza successo, le particelle di un garage in centro città, quella saldatrice da 25mila euro sottratta alla Fincantieri di Marghera non sarebbe mai saltata fuori. Invece la puntigliosità c’ha visto giusto e il ladro, assieme al compare accusato di ricettazione, è stato individuato.
I militari della Compagnia di via Sant’Anna hanno recuperato l’attrezzatura industriale rubata, restituendola all’azienda. Che ha bandito i due operai, entrambi campani e occupati in una ditta dell’appalto con sede a Doberdò, attiva anche a Panzano e a Sestri Ponente. Il furto in questione si era consumato due settimane fa, il 29 giugno, quando il personale della Fincantieri di Marghera s’era accorto che mancava all’appello una saldatrice, grande poco più di un mini-frigo, dal consistente valore. La vigilanza aveva subito fatto scattare i controlli e sotto la lente erano passati i filmati delle telecamere a circuito interno, che avevano fornito alcuni sospettati. Dopo un rapido consulto con gli omologhi di Panzano, il consiglio alla security era stato quello di rivolgersi ai carabinieri di Monfalcone, che già avevano dato prova di brillante attività investigativa nel recupero di merce sfilata da dipendenti infedeli.
Investita del caso l’Arma aveva dunque avviato l’attività, giunta in breve all’epilogo con l’individuazione dei due operai C.C. di 44 anni, poi denunciato per furto, e A.S., 28enne, per ricettazione, entrambi alle dipendenze di una ditta che si occupa di carpenteria. Stando a quanto ricostruito C.C., quel mercoledì pomeriggio, era riuscito a far uscire l’attrezzatura dal cantiere caricandola sul furgone aziendale, dopo aver scambiato il numero di matricola con quella di macchinari nella disponibilità della ditta e aver falsificato il documento di trasporto. Il suo complice, invece, aveva poi nascosto la saldatrice in un garage in zona non distante dalla caserma dei carabinieri.
Tutto dunque era partito dalla videosorveglianza. I filmati avevano immortalato, nelle ore precedenti al furto, il furgone con un carico, nel cassone, dal volume difforme rispetto a quello reso plausibile dal documento di trasporto. Anche la matricola sulla bolla apparteneva ad altra saldatrice di diversa marca e valore. Di qui la denuncia. Che ha consentito ai militari, coordinati dalla magistratura goriziana, di ricostruire i movimenti del furgone in autostrada e soprattutto del suo conducente C.C. L’operaio, un’ora e mezza dopo il colpo, era rientrato col furgone a Marghera (ma senza saldatrice) per continuare a lavorare e crearsi così un alibi di ferro, almeno all’apparenza. L’analisi delle celle telefoniche aveva però confermato che negli spostamenti in città c’era un’altra persona, un complice quel giorno assente dal cantiere. La stessa poi denunciata per ricettazione, in quanto titolare del garage che custodiva la merce. A quel punto era scattata la richiesta di ottenere un decreto di perquisizione, accolta dalla Procura di Gorizia. Sono stati quindi scandagliati la sede della ditta di Doberdò e ogni altra area nella disponibilità dei suoi titolari o dei dipendenti sospettati. Nulla.
È stato però quando un carabiniere è andato a consultare il catasto ch’è saltato fuori il garage. Alla domanda di entrare lì, A.S. è impallidito. Poi ha accampato la scusa di non avere le chiavi. Segnali inequivocabili per i carabinieri. E così, una volta spalancato il portone è comparsa la saldatrice rubata, che presentava ancora le matricole della società costruttrice e quella della Fincantieri. Accanto, un’altra saldatrice più piccola, ma con matricole abrase e talloncini identificativi tolti per impedirne ogni accertamento. È stata tuttavia riconosciuta dai responsabili dell’azienda come analoga, per tipologia, modello e posizionamento dei talloncini staccati, a quelle della proprietà.
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