Operaio-cantante conquista la tv con la performance su Celentano

Loris Poukert, 47 anni di San Canzian, alla ribalta sabato sera alla trasmissione Tú sí que vales dopo le esibizioni ai Compari 

IL PERSONAGGIO



Chissà quanti di voi hanno canticchiato Azzurro di Celentano, alzando gli occhi a quel pomeriggio troppo lungo mentre nel cielo prende forma il treno dei desideri, quello che all’incontrario va. Non a tutti però è capitato di intonarla fino allo svenimento, per poi ritrovarsi vestiti con la giacchetta di Celentano, sul palco di una trasmissione televisiva. A Loris Poukert, 47 anni, operaio di San Canzian, è appena successo proprio questo.

Sabato sera la sua performance è andata in onda su Canale 5. Alla prima selezione del programma Tú sí que vales aveva partecipato, manco a dirlo, quasi per gioco. Il primo provino risale al 16 maggio scorso, trainato a Milano dagli amici di sempre, i “Compari” (di nome e i fatto, il locale che frequenta si chiama proprio così) di Turriaco. Nello stesso periodo l’avevano invogliato a partecipare a una prima gara regionale di sosia. «E così per scherzo, mi sono messo in testa di fare il sosia di Celentano e sono arrivato in finale, il 13 luglio, a Monfalcone».

Un’esperienza che è meglio affrontare quando la musica ce l’hai nel sangue, e Loris, indubbiamente ce l’ha. Fuori dal lavoro, canta e suona per hobby da sempre, nelle serate fra amici, ai matrimoni. Cover italiane, tanto Vasco, dai Sessanta agli Ottanta; insomma, di tutto in po’. Un aeroplano se ne va, poi un altro ancora, come all’oratorio tanti anni fa, direbbe il caro vecchio Celentano. Anche per Loris il tempo passa inesorabilmente fino a quando, ad ottobre, succede qualcosa. «Mi chiamano per chiedermi di andare a Roma, a partecipare a un’altra selezione di Tú sí que vales» . Finché il 29 ottobre segna la data della registrazione, Loris canta Azzurro insieme ad altri cinque sosia di Celentano, e la performance viene poi mandata in onda. L’operaio-cantante non ce la fa ad arrivare fra i primi tre. Per una volta, però, il treno è andato nella direzione giusta. —



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