Operaio morto, chiesti 9 rinvii a giudizio

La Procura di Gorizia ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di nove imputati, in relazione alla morte del bengalese di 22 anni, Mia Ismail, rimasto vittima di un infortunio sul lavoro il 21 febbraio 2011, a bordo della “Carnival Magic” allora in allestimento nella banchina dello stabilimento di Panzano.
La richiesta di rinvio a giudizio, infatti, è stata formulata dal pubblico ministero Valentina Bossi. L’ipotesi di accusa è quella di omicidio colposo.
I nove imputati sono, a vario titolo, dirigenti e quadri intermedi di Fincantieri, nonchè il capo cantiere della ditta appaltatrice, la Tis, Tecno Impianti Service Srl, per la quale il giovane operaio asiatico lavorava.
A questo punto è stata quindi fissata l’udienza preliminare.
C’è un altro aspetto. La Procura goriziana ha anche chiamato in causa le stesse aziende Fincantieri Spa e Tecno Impianti Srl, in qualità di persone giuridiche, ai fini della responsabilità amministrativa delle società per fatti costituenti reato, in base al decreto legislativo numero 231 del 2001.
In altre parole, secondo la Procura, viene preso in considerazione il modello organizzativo all’epoca del fatto, e quindi le valutazioni idonee a prevenire l’infortunio mortale. Significa che la gestione della sicurezza sul lavoro non era stata tale da evitare il drammatico incidente.
Quanto alla posizione dei familiari del ventiduenne deceduto, non ci sarà la costituzione di parte civile, a seguito di una transazione sottoscritta con Fincantieri.
Era il 21 febbraio del 2011 quando Mia Ismail, giunto in città da due anni, morì dopo un volo di venti metri, mentre stava lavorando a bordo della nave passeggeri “Carnival Magic” in allestimento nella banchina dello stabilimento di Panzano. Il giovane asiatico precipitò all’interno di un tubo per la ventilazione trovando la morte sul colpo. Il ragazzo, infatti, era caduto dal ponte 12 fino al ponte 4 della nave.
Il giovane lavorava allora alle dipendente della Tis, impesa di appalto diretta di Fincantieri.
Fu aperta l’inchiesta per l’infortunio mortale, condotta da parte del Comissariato di Polizia di Monfalcone. La Polizia durante le indagini piuttosto lunghe e articolate, sotto la direzione del pubblico ministero Valentina Bossi, aveva passato in rassegna tutti gli aspetti e le circostanze dell’evento, raccogliendo particolari e anche testimonianze per ricostruire quanto accaduto quel giorno sul ponte dodicesimo quando il ragazzo asiatico fu “inghiottito” da un tubo per la ventilazione. Secondo alcuni elementi investigativi emersi, le condizioni lavorative all’epoca, nell’ambito del quale il giovane bengalese stava operando a bordo della nave in fase di allestimento, avevano sollevato la questione delle misure di sicurezza e quindi approfondendo gli elementi proprio circa la regolarità o meno della loro applicazione.
Sul tappeto, ad esempio, c’erano le condizioni in merito alle segnalazioni logistiche e di attenzione per salvaguardare l’operatività delle maestranze, comprendendo anche il consono e adeguato equipaggiamento degli operai alle prese con interventi complessi e potenzialmente a rischio.
L’infortunio mortale aveva scosso la comunità monfalconese. Ne era seguito lo sciopero degli operai del cantiere navale di Panzano, che scesero in massa in piazza, in segno di solidarietà nei confronti dei familiari della giovane vittima e ponendo anche con forza i tempi della sicurezza sul posto di lavoro, nonchè dell’adeguatezza delle misure di protezione e dell’idonea formazione dei lavoratori.
Una questione, la sicurezza, che ha sempre rappresentato un elemento forte e fondamentale per le organizzazioni sindacali e per la quale, comunque, la stessa Fincantieri ha provveduto intervenendo con misure di potenziamento, sia in termini di prevenzione e sia di formazione delle maestranze.
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