Opere all’asta da 250 fino a 60mila euro

Domenica alla Stadion in vendita le creazioni della Biennale per finanziare la mostra. La Balbi la meno cara

di Gabriella Ziani

Dal più al meno, e vedremo come finirà. L’asta davvero inconsueta che si terrà domenica prossima alle 15 al Magazzino 26, per “sbaraccare” la Biennale diffusa distribuendo al miglior offerente una cospicua quantità di quadri, mostra già ora l’altalena delle cifre di partenza. L’evento, che ha lo scopo di finanziare la manifestazione sempre in crisi di liquidità (agli organizzatori andrà il 30% degli incassi), e anche gli artisti di ambito regionale spesso poco noti che qui hanno avuto vetrina di lusso, sarà gestito dalla casa d’aste Stadion, che per l’occasione “calmiera” i propri diritti.

Quaranta fino a ieri gli autori che hanno presentato la loro quotazione-base (due in attesa di comunicarla), e la cifra-record è dell’opera-installazione più difficile, grande quanto una stanza: quella di Paolo Cervi-Kervischer che si propone, come base, a 60 mila euro.

«L’installazione - dice la scheda del catalogo - consiste in una parete composta da 50 quadri accostati rappresentanti torsi femminili scavati nel colore. Nella parete avversa corpi neri maschili “vaganti vacanti”...». Su una terza parete due figure nere accostate, sul pavimento in mezzo molti tappeti «con dipinte forme come ombre nere maschili e femminili». Per un appartamento di medie dimensioni, risulta un po’ difficile da ambientare.

All’opposto l’artista di più modeste pretese è Giuliana Balbi che, intrecciando sottili strisce ritagliate da foto, ha costruito un immaginario vestito che sembra un grande nido di paglia, appeso. Materiale povero, base d’asta solo 250 euro.

Dal mini al maxi, dal leggero al pesante, e dal “cheap” al carissimo, ecco poi il lavoro di Cosimo Fusco, una scultura metallica lunga 7 metri (700 centimetri per la precisione dice il catalogo), del peso dichiarato di 100 chili, ovvero di un quintale netto. Intento dell’opera, quando gli spazi lo consentono: «Carpire l’attenzione dell’osservatore». Se sarà sufficientemente carpita, e l’osservatore diventerà anche compratore, dovrà rilanciare partendo da 21 mila euro.

E da 20 mila parte la scultura polimaterica in cuoio, terracotta, piombo, corno animale e legno di Romano Abate «Il re degli ontani». Chiede non meno di 10 mila euro Mario Palli per la sua «Sinopia velata di grigio», un acrilico su tela lungo più di 3 metri e mezzo e alto 1,2.

Ma più ancora costa l’enorme disegno del quotato Albano Gatti, «Idealdetail», grafite su carta montata su alluminio. Lasciando la propria consuetudine artistica (anche animali imbalsamati, dice), Guatti rivela di aver fatto solo ideazione e direzione dei lavori: ai disegni «ha lavorato una moltitudine di assistenti che si sono alternati tra l’Italia e New York». Dunque costo elevato per l’iperquadro che misura 4 metri e mezzo per 3 e mezzo: si parte da 36 mila euro.

Impegnativa anche l’artista Paola Pisani, con l’installazione «Nido»: la ricostruzione di un giardino con piante, acqua e trilli di uccelli, una stanza con pareti in onore del Parco di San Giovanni. Chi la comprerà, alzando il prezzo base di 17 mila euro?

Per portarsi a casa un pezzo di Biennale diffusa, però, non sarà necessario sborsare cifre sopra i 10mila euro. Parte da 3mila, per esempio, la parete dei “tondi” colorati con diverse tecniche pittoriche di Carlo Venuto, stesso prezzo per l’acrilico rosso di Nadja Moncheri, per la video installazione di Paolo Comuzzi, per la dichiaratamente «eccessiva» tecnica mista e coloratissima di Paolo Ferluga (2 metri e 70 per 4 metri e 70), per la «Simbiosi» di Enzo Mari. A 1500 la stranianti foto con video di Fabiola Faidiga, a 2000 il «San Sebastiano» di Maurizio Frullani e l’opera di Mirella Schott Sbisà, e il resto attorno alle medesime cifre.

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