Opicina da zona per «vip» diventa area in espansione: 200 villette in tre anni
Cervesi: «La crescita edilizia degli anni Settanta e Ottanta a Trieste è ormai del tutto finita»
«Vado a vivere a Opicina»: in tanti devono averlo pensato, a Trieste, visto il boom edilizio che sta interessando la zona, destinato a durare per almeno tre anni. Gli agenti immobiliari parlano di quasi 200 nuove abitazioni in costruzione in questa fetta di Altipiano a due passi dalla città, che dovrebbero portare a un «ripopolamento» dell’area con almeno 600 nuovi residenti. Le ragioni di questo fuggi-fuggi dei triestini in direzione Opicina non stanno solamente nell’intramontabile voglia di verde e di casa con giardino, ma anche e soprattutto nella variante del Piano regolatore che alcuni anni fa ha reso possibile l’edificazione in numerosi terreni che si trovano nella zona. Spazi di 5mila fino a 10mila metri quadrati, principalmente giardini di ville d’epoca, che ora vengono vendute e demolite. Dalle loro ceneri nascono (già stanno nascendo) tante case di più piccole dimensioni, a portata di famiglia. E le opinioni degli «opicinesi», su questa nuova ondata di cemento destinato a colare sulla frazione carsica e, più in generale, sull’«esodo» dei «cittadini» verso questo centro, si spaccano a metà. Gli stessi «opicinesi doc», quelli cioè che vi sono nati e che ancora la vivono quotidianamente, non sanno mettersi d’accordo.
Il «paese» - come lo chiamano quasi tutti - divide gli abitanti: meglio ieri o oggi? Meglio il ricordo del borgo carsico incontaminato, oppure l’attuale realtà, autonoma dalla città, con i suoi negozi, i bar, le farmacie, le strutture sportive? Ognuno dice la sua, ma su un punto tutti concordano: «Opicina fa gola perchè si vive bene, ma diventa sempre più cara. Rimane una zona per acquirenti dal portafoglio ”gonfio”». Anche se, a detta della gente, mettere le mani su un terreno a Opicina rimane un’impresa per pochi «Paperon de’ Paperoni», gli agenti immobiliari non sembrano essere della stessa idea. Certo, che comprare casa (o costruirsene una su un terreno «vergine») sia meno accessibile che in molte altre zone della città, è un dato di fatto. Ma secondo gli esperti del mattone alcune cose stanno rapidamente cambiando. La fotografia dell’espansione edilizia che sta interessando Opicina è ben spiegata da Antonio De Paolo, presidente provinciale della Fiaip (Federazione italiana agenti immobiliari professionali). «La variante al Piano regolatore permette di edificare un metro cubo per metro quadrato - spiega De Paolo - che significa che in un lotto di mille metri quadri si possono costruire edifici per mille metri cubi. Tradotto in un esempio concreto: 3 case da 100 metri quadrati ciascuna. A Opicina esistono grandi appezzamenti liberi, giardini di vecchie ville che arrivano fino a 10mila metri quadri, che vengono demolite e rifatte.
Se ne ricavano fino a 15 nuove unità abitative, solitamente casette con un piccolo spazio verde. Questo processo di ”urbanizzazione” di Opicina è iniziato circa due anni fa - afferma ancora il presidente della Fiaip - e non terminerà prima di tre anni, portando alla costruzione di quasi 200 nuove unità abitative, con circa 500-600 nuovi residenti». Quali sono i motivi di questo boom di richieste di case a Opicina? «Questa zona è da sempre una delle più rinomate della città - aggiunge De Paolo - ma un tempo era considerata off limits per le famiglie dalle tasche ”normali”. Ci vivevano quasi esclusivamente i ”ricchi”, mentre oggi, con la frammentazione dei terreni in abitazioni più piccole, e quindi meno costose, diventa un’area economicamente più accessibile. Inoltre Opicina gode di tutti i benefici tipici dei centri carsici, come il verde e la tranquillità, ma allo stesso tempo è vicina al centro città. Opicina - spiega - si è trasformata negli ultimi anni, passando da zona dormitorio a paese che vive anche di giorno, con infrastrutture, palestre, attività commerciali, uffici. Manca solo una piscina, ma tutto il resto c’è». Il giudizio di Andrea Oliva, presidente della Fimaa, è simile: «Opicina è forse l’unica zona a Trieste per cui oggi si può parlare di espansione edilizia.
Grazie alla variante al Piano regolatore e agli enormi spazi edificabili a disposizione si stanno costruendo numerose case di 120-150 metri quadrati, disposte su più livelli, con un costo che si aggira intorno ai 400mila euro». Se De Paolo parla di quasi 200 nuove abitazioni in vista, Oliva si tiene più basso con le stime e parla di «oltre 130 nuove unità abitative in due o tre anni, con un costo che oscilla tra i 2.300 e i 3mila euro al metro quadro». Sulla questione interviene anche l’ingegner Giovanni Cervesi: «L’espansione edilizia degli anni Settanta e Ottanta a Trieste è del tutto finita e probabilmente non si ripeterà più sul nostro territorio - spiega Cervesi -. Oggi si costruisce ”a spot”: elementi puntuali, qualche casa qua e là, dove c’è uno spazio libero. A Trieste ci si limita quasi esclusivamente a interventi di recupero o sostituzione dell’esistente, come in Campo Marzio. Nuove costruzioni si vedono solo a Opicina o al massimo a Rozzol. A Trieste bisognerebbe puntare a recuperare l’esistente». Opicina «terra di conquista» per i triestini dunque, «Far West» da raggiungere e su cui mettere radici, alla faccia della trafficata e caotica città. «Io qui ci vivo dal ’36 - racconta Maria Pegan, della trattoria Max - e ci sto benissimo. Non manca proprio niente. Vivere in questa zona è molto meglio oggi: abbiamo due farmacie, banche, negozi, supermercati. Il paese è molto cambiato e a me piace di più così».
E le nuove case in costruzione che «mangiano» il verde? «Non ci sono problemi - aggiunge Maria Pegan, mostrando orgogliosa il bigliettino da visita del locale di via Nazionale, che lo ritrae in un’immagine del 1934, anno dell’apertura -. Stanno costruendo nuove case ad esempio in via Carsia o in via Basovizza, ma qui abbiamo tanto verde e c’è spazio per tutti. È bello che questa frazione carsica viva e richiami gente». Un’opinione simile a quella di una dipendente della trattoria, Daniela Hamidovich, residente a Opicina da 12 anni, che spiega che in quest’area «si godono dei benefici dell’Altipiano, ma a due passi dalla città. Una delle ragioni per cui - spiega - comprare è più caro che altrove». Ma non tutti concordano. Due signore sulla sessantina sedute a un tavolo (che preferiscono non dare il proprio nome) sentono le parole della responsabile del locale e dicono la loro: «Io preferirei che la gente, a Opicina, non ci venisse proprio. Si stava meglio prima, trent’anni fa: poca gente, più tranquillità, più spazio. E poi - aggiungono - perchè venire a stare qui? Mica ci sono tanti negozi e servizi, anzi l’autostrada ci ha rovinati: le ”botteghe” non lavorano, non c’è più passaggio di automobili come una volta. Opicina ormai è tutta saracinesche abbassate». Il giudizio di altri residenti è simile, pur assumendo sfumature diverse. «Si stava meglio prima - raccontano Ernesto e Liliana Brissi, lui a Opicina da 80 anni, lei da 35, proprietari del bar buffet Liliana -.
C’è pochissimo lavoro, molto meno di prima e non ci sembra che ci sia stato un boom di negozi e servizi. Anzi forse - dicono ironicamente - l’unico business che è andato espandendosi è stato quello delle agenzie immobiliari e funebri, che negli ultimi anni sono triplicate. Per quasi tutto il resto bisogna scendere in città». Il figlio, Daniele Brissi, anche lui abitante di Opicina, tenta di mediare: «Come in ogni zana, esistono lati positivi e negativi. Che la zona si stia ”popolando” sempre di più è innegabile: fino a tre anni fa trovavo parcheggio sotto casa senza problemi, mentre oggi faccio fatica a individuare un pertugio dove lasciare l’auto. C’è un problema: è troppo cara. Io sto cercando di comprare un terreno per costruirmi una casetta e ne ho visto uno di 650 metri quadri, dal costo esorbitante di 230mila euro: una follia».
(1. continua)
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