Ornella Vanoni alle carcerate: «Sono fragile e sola»

Dal libro “A tu per tu” pubblichiamo parte della lunga intervista fatta dalle donne del carcere di Trieste a Ornella Vanoni. Il volumetto è curato dalle cooperative sociali Reset e La Collina, con la collaborazione di Pino Roveredo e di Radio Fragola.
La presentazione di “A tu per tu. Le donne del carcere di Trieste intervistano Ornella Vanoni, Paolo Possamai, Roberto Cosolini e Pino Roveredo, si terrà, alla casa circondariale di via del Coroneo, mercoledì 8 aprile alle 11.30. La pubblicazione è il risultato del laboratorio giornalistico realizzato all’interno della sezione femminile a cura delle cooperative sociali Reset e La Collina con Pino Roveredo e Radio Fragola. Il laboratorio e la pubblicazione sono stati realizzati fra marzo e luglio 2014 nell’ambito del progetto “Work in progress” finanziato dal Comune.
È mai stata in carcere?
«Non sono mai stata carcerata, ma sono stata a San Vittore più volte a trovare Cusani, una volta sono andata a cantare nella Stella di San Vittore e un'altra volta sono andata a parlare con i carcerati maschi».
Come mai ha scelto di interpretare le canzoni della Mala?
«Non ho scelto. All'epoca ero la compagna di Strehler e avevo fatto la scuola, dato che allora era uno scandalo che il maestro fosse legato a una ragazza, lui non mi faceva recitare. Io lo seguivo quando lui faceva le opere liriche e tornando in macchina a casa canticchiavo le melodie. Allora si è deciso di farmi cantare, ha inventato le canzoni della mala che sono state scritte da lui, da Fo, Jannacci, Carpi. Sono nate dalle canzoni popolari di sconosciuti e dalla raccolta popolare di Pasolini. Quando cantavo queste canzoni della Mala, ricevevo molte lettere dal carcere. E la gente non capiva se ero solo una cantante della Mala o se venivo dal carcere».
È mai scesa a compromessi?
«Nel lavoro raramente. Solo compromesso d'amore: quando una persona dovrebbe durare 3 giorni, la fai durare 3 anni e non ne puoi più».
Cosa ne pensa dei talent show, visto che la abbiamo vista ad Amici.
«Ormai Amici è uno spettacolo che sembra Fox crime dove succede di tutto e di più. Mi volevo divertire e mi sono divertita. Alla Ferilli ho detto scusami se non ti ho comperato nemmeno un divano».
Nonostante il successo e la fama, soffre o ha sofferto di solitudine?
«Da morire soffro e ho sofferto di solitudine. Non avendo un compagno da tanti anni soffro di solitudine, ma anche quando avevo un compagno ne soffrivo. La solitudine è un fatto personale, interiore: puoi avere intorno 1000 persone, essere innamorata e felice, e sentirti sola. Ti senti sola perché la persona con cui sei non ti risponde come vorresti. C'è una sola persona con cui non mi sento mai sola, ha 31 anni, fa lo scrittore, quando sto con lui, come amico, io mi sento protetta. Con lui so che non ho bisogno di parlare, di spiegare. E se ne soffro me la toglie. Io penso che l'abbraccio è la cosa più bella che possa succedere. A me capita di incontrare persone che non conosco e che vedo tristi, le abbraccio e si sciolgono in lacrime. L'abbraccio è la cosa più bella. L'abbraccio è generoso».
Fa beneficenza?
«Sì a Sant'Antonio, Caritas, Vidas. Con un'asta dei miei vestiti fra poco finiamo di costruire delle scuole superiori in Cambogia, dove abbiamo già costruito elementari, medie e ospedale».
Quanto costa il successo?
«Non costa nell'incontro delle persone; io non sono Vasco Rossi che non può uscire di casa. Costa lottare per arrivarci e mantenerlo».
Com’è stato duettare con Ramazzotti?
«Niente. Non emana nulla. Quando ho cantato con Dalla, Gino, Jovanotti, Renato Zero mi è successo qualcosa, ma con Ramazzotti non ho sentito un'emozione».

Ha paura del declino?
«Ho paura solo del declino mentale. A parte se diventi matto veramente, perché in quel caso non te ne frega più niente».
È mai stata innamorata di una donna?
«Affascinata molto. La ho amata in un certo senso, ma siccome non mi piace il sesso femminile la ho delusa e ha sofferto. Continuo a volerle bene, siamo ottime amiche».
Cosa ne pensa della musica italiana degli ultimi anni?
«Trovo gli arrangiamenti noiosi, tutti uguali. Mi piacciono gli inglesi. Un sogno che ho, è quello di cantare con Sting».
Qual è il posto più bello dove è stata?
«Ci sono tanti tipi di bellezza. Trieste è una città bellissima, meravigliosa; tutte le città di mare sono belle, ma Trieste lo è in particolare perché è diritta sul mare. Era un po' che mancavo da Trieste: ieri sono andata anche a Sistiana dove stanno costruendo questa città del futuro, molto interessante. Poi Roma è bellissima. Milano ha delle zone belle, è bella con la nebbia, è un po' una donna con la veletta».

È una donna forte?
«Sono una donna coraggiosa, non forte. Sono molto fragile e pago tutto con lacrime, fatica. Paoli sostiene che tutti mi prendono per un setter, invece sono un cucciolo di boxer».
Che rapporto ha con suo figlio?
«Mio figlio ha vissuto malissimo la mia carriera e ha sofferto tantissimo. Di conseguenza ne ho sofferto anch'io. Solo da poco il nostro rapporto si è calmato. Ha sognato di uccidermi per tutta la vita e adesso mi ha detto "Pensa che passo avanti, non sogno più di ucciderti!". Per fare carriera ho lavorato tanto tanto e ho usato la passione per andare avanti, quindi non ero presente. Sono un'ottima madre, ma non sono stata una buona mamma, che è diverso».
Se non avesse fatto la cantante, che cosa le sarebbe piaciuto fare?
«L'estetista. Ho anche il diploma. Siccome avevo l'acne, sono andata a Ginevra a studiare».
Ci racconta un aneddoto sui suoi amori o sul suo amore?
«Quando ho deciso di entrare nella musica leggera, ero tutta vestita di nero in una casa di edizioni musicali, passa uno tutto vestito di nero con gli occhiali neri, io sento come una fitta, e chiedo chi è, mi viene risposto che è un frocio terribile che scrive delle canzoni orrende. Era Paoli. Intanto lui mentre suonava “Il cielo in una stanza” chiede chi era la rossa nell'altra stanza, e gli rispondono che è una lesbica che porta sfiga e che canta i brani della Mala. Ci rincontriamo il giorno dopo per caso e io gli chiedo se mi scrive una canzone. Ripasso già innamorata senza un perché, e lui mi suona “Senza fine”. Per scrivere il testo ci ha messo 5-6 mesi, stavamo sempre insieme. Finché un giorno siamo seduti su un muretto dopo mesi e gli chiedo se è frocio e mi risponde di no. E lui mi chiede se sono lesbica ed io gli rispondo di no. Siamo andati in un albergo e siamo usciti tre giorni dopo».
Ha mai fatto interventi di chirurgia estetica?
«Sì. Vedete queste cicatrici? Dagli 11 anni durante la guerra fino ai 20 sono stata torturata da aghi perché non c'era la penicillina. Questa parte è stata fatta due volte. Poi ho rifatto il seno che era andato un po' giù».

Lei era amica anche di De André. Ci racconta un episodio della vostra amicizia?
«Sì siamo stati molto amici. Prima e subito dopo che sono stati rapiti. Faber era un uomo eccezionale. Mi ricordo che De André era al primo piano che giustificava i rapitori, e Dory era giù che diceva ma proprio a noi doveva capitare! Fabrizio era il figlio del presidente dell'Eridania, che pagò i rapitori, ma Fabrizio glieli tornò tutti. Fabrizio non aveva astio contro i rapitori, dicevano che erano vittime come noi. Per un poeta tutto diventa materiale».
Si è data un termine per chiudere la carriera?
«Non ci penso proprio. Quando morirò, ma dipende come muori: se muori di una malattia non puoi stare in scena fino all'ultimo. Voglio uscire dal pop, e occuparmi di jazz. Siccome io e Paoli siamo gemelli, stesso anno, stesso mese, stesso giorno, io sono più vecchia di lui perché sono nata 6-7 ore prima, e lui è passato al jazz, ci passerò anch'io».
Molti musicisti sono morti di sostanze stupefacenti. Penso che nella sua carriera abbia visto persone stare male.
«Dei miei colleghi che si sono fatti, credo, Vasco di coca anche se lui nega. Quasi tutti i rockers si sono fatti. C'era anche una moda che adesso è venuta un po' meno. Ti posso raccontare un episodio, che però non è un episodio di stupefacenti. Luigi Tenco, siamo a Sanremo, lui è lì con Dalida, con cui era un amore che iniziava, non il grande amore che hanno raccontato. Gli hanno fatto cambiare il testo della canzone e questa per lui è stata una cosa tremenda. Siccome ero molto timida e Tenco lo era altrettanto, gli vado vicino e gli dico "Senti Luigi, ricordiamoci di aprire gli occhi quando cantiamo, se no in televisione non passa niente". Lui apre gli occhi: un gufo. Allora io sono corsa al gruppo della Rca la sua casa discografica, dove c'era anche Dalida, e dico di stare vicino a Luigi. Finito di cantare lui e Dalida si sono insultati, lui ha cantato malissimo, hanno litigato e si dice che una volta in camera abbia ricevuto una telefonata dalla sua ragazza e lui si è sparato, lasciando questo biglietto: "In un Paese dove c'è Orietta Berti io non posso vivere". Ora, non ci si ammazza per una stronzata di questo genere, non vi pare? Era pieno di pronox: aveva 4 pronox in corpo, e una bottiglia di cognac. Ma il biglietto mi ha sempre lasciato perplessa».

È amica di Mina?
«Siamo state molto amiche finché lei usciva di casa. Non è vero l'odio fra me e lei, sono storie dei giornali. L'ho sempre stimata».
Qualcuno o qualcosa le ha dato lo stimolo per uscire dalla depressione?
«Intanto sono i farmaci, che non bisogna mai smettere di prendere. Mi sono battezzata 7 anni fa, e ho dato il mio cuore a Gesù, è il mio amore vero. Lo prego, lo ringrazio. È un'invenzione? Bene, serve moltissimo».
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