Ortofrutta, contrattazioni giù del 20% Il giovedì a Trieste il Mercato chiude per crisi

Già si ferma, per consuetudine, domenica e lunedì, ricordando un po’ la tradizione dei negozi del centro, aperti da martedì a sabato.
In questi primi due mesi del nuovo anno, però, il Mercato ortofrutticolo comunale osserverà in via sperimentale - o meglio sarebbe dire sta osservando, dato che il test è già iniziato il 2 gennaio, anche se la prova del nove arriverà il 16, con le festività natalizie e le loro code ormai alle spalle - un turno di stop aggiuntivo, che più infrasettimanale non si può, dal momento che ne spacca giusto a metà la settimana lavorativa: due giorni filati a regime all’inizio, martedì e mercoledì, e altrettanti alla fine, venerdì e sabato. Giovedì, insomma, diventa un inedito giorno di pausa, nel quale il Mercato, di fatto, rimane chiuso.
Chiuso per crisi
Chiuso per crisi, fuor di metafora, per consentire proprio ai grossisti di tentare d’abbattere del 20% o giù di lì (se è vero che le giornate di operatività piena passano da cinque a quattro la settimana) i costi di gestione, replicando così a un crollo del giro d’affari che i vertici della categoria hanno stimato, tra settembre e dicembre 2013, «in un buon 15, 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, il 2012, quindi rispetto a un anno in cui la crisi già si stava facendo sentire», per dirla alla Massimo Vitale, il presidente del consorzio Agrimercato aderente a Confcommercio.
Grossisti ai ripari
Dipendenti in ferie coatta, camion fermi senza che debbano consumare gasolio. A mali estremi estremi rimedi, pare di capire. Sono stati proprio i grossisti, in effetti, a chiedere al Comune la possibilità di provare pure questa via per tagliare i costi. La decisione, epocale nel suo piccolo, è stata presa dal Consiglio direttivo di Agrimercato che - forte dell’appoggio unanime delle 13 imprese associate - ha deliberato il 25 novembre di comunicare al Municipio la scelta di fermare per ora in forma sperimentale «le attività degli operatori» per tutti i giovedì di gennaio e febbraio 2014. Un «provvedimento» - si legge agli atti degli uffici comunali che fanno capo all’assessore allo Sviluppo economico Edi Kraus - resosi necessario, dal punto di vista dei grossisti, i diretti interessati, «a fronte dell’acuirsi della contrazione dei consumi» nel settore «ortofrutta».
La scelta del giovedì
Ma perché proprio il giovedì? Pure questo è spiegato nella comunicazione di Agrimercato al Municipio. È la giornata più morta della settimana, per loro, nella quale hanno riscontrato un «afflusso esiguo sia di acquirenti privati (ovvero la clientela “comune”, che viene a comprare frutta e verdura per casa propria nell’orario consentito tra le 9 e le 10 del mattino, ndr) che della piccola distribuzione (i commercianti al dettaglio, i titolari dei cosiddetti botteghini, ndr)».
L’ordinanza del sindaco
Il feedback dell’amministrazione cittadina si è concretizzato nell’ordinanza firmata il 30 dicembre da Roberto Cosolini, in cui il sindaco, richiamandosi alla legge Bertossi sul commercio della Regione, allo Statuto comunale e al Regolamento dei mercati di casa, «dispone» appunto di «procedere in via sperimentale», nei giovedì di gennaio e febbraio, a quella che, tecnicamente, Vitale definisce «una chiusura alle contrattazioni». La merce - per capirci - non è in vendita. Il mercato vive più che altro di amministrazione, stoccaggi e regia logistica. La decisione, per inciso, tocca in primis i “botteghini” (i cui rivenditori, in parte, hanno già storto il naso, limitandosi per ora a parlarne con i propri clienti) e molto meno i supermercati. La grande distribuzione - ad eccezione di Zazzeron e di una minima quota delle Coop, come ricorda lo stesso Vitale - si appoggia in effetti a piattaforme “forestiere” o per lo meno autonome.
Verso la prova del nove
«Siamo in una fase sperimentale - così il capo dei grossisti - che dura due mesi e dalla quale si può tornare indietro persino in qualsiasi momento, una fase che stiamo cercando di portare avanti in modo da non scontentare i compratori. Siamo i primi a non volerlo, sono i nostri clienti». «Il fatto è che soprattutto tra settembre e dicembre il calo del lavoro per noi è stato importante - continua a Vitale - al punto che tra martedì, mercoledì e giovedì riuscivamo a mettere assieme ciò che facevamo in passato in una giornata sola. Per farne una ce ne volevano tre. Tale calo ci ha convinti a tentare di rendere piene le giornate in cui il mercato resta aperto, di ottimizzarne l’operatività. In questi giorni di pieno inverno, come si sa, circola pochissimo prodotto locale, la maggior parte arriva dal Sud in due giorni di viaggio. I primi due giovedì, il 2 e il 9, prima e dopo la Befana, ben poco ci hanno detto. Indicativo comincerà ad essere il prossimo giovedì, il 16. Da qui potremo iniziare a valutare appieno, pesandoli, effetti positivi ed eventuali disagi».
@PierRaub
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