Ospizio marino, bruciate le liquidazioni dei dipendenti

Scomparso il milione di euro che la Fondazione avrebbe dovuto accantonare dal 1999. I giudici nominano un perito contabile
GRADO
Sarà un perito contabile, nominato dal Tribunale di Gorizia, a esaminare i conti del dissesto dell’Ospizio Marino di Grado. Il pool di tre magistrati al quale è stato affidato il compito di fare luce sul crac di 28 milioni di euro si è messo quindi subito al lavoro. Al momento, è stato precisato, non ci sarebbero ancora avvisi di garanzia.


Intanto il crac si gonfia. Non più un ”buco” di 28 milioni. Ne va aggiunto un altro, cioè i soldi dei Tfr di dipendenti che sarebbero dovuti risultare nelle casse della Fondazione e che invece sono stati bruciati per tappare le falle di una gestione fallimentare. Ad accorgersene, a sue spese, è stata già una dipendente che, presentatasi a richiedere al commissario la sua liquidazione, prima è stata invitata a tornare due mesi dopo e poi si è sentita rispondere: «In cassa non c’è una lira». E la donna non ha potuto che aprire una vertenza e affidarsi al Fondo di garanzia dell’Inps che in un paio d’anni (forse) potrà liquidarla. In realtà nella cassa della Fondazione avventuratasi nella ristrutturazione della vecchia sede dell’Ospizio e nella costruzione della clinica Sant’Eufemia, con un giro vorticoso di milioni, qualcosa c’era al momento della liquidazione: 1600 euro.


Ma dove sono finiti i soldi dei dipendenti - un milione di euro circa - che dal primo luglio 1999 al 2010 avrebbe dovuto accumulare la Fondazione a garanzia delle liquidazioni? Spariti nella voragine come peraltro risulta evidente dai conti di Eurosanity. Sono soldi di cui gli attuali dipendenti dell’Ospizio - 61 persone - non dovrebbero avere necessità immediata, visto che la loro sorte, dopo il sequestro e la chiusura del Barellai, è legata alla cassa integrazione garantita fino al 15 gennaio ma con possibilità concrete di una proroga fino a quando la vendita dell’Ospizio non sarà formalizzata e i lavori per circa 500mila euro completati, consentendo la riapertura della struttura riabilitativa e il riassorbimento del personale.


Certo però la situazione è tutt’altro che allegra. E, una volta maturati i tempi e i modi dell’esodo, ciascuno dovrà ricorrere al Fondo di garanzia dell’Inps per ottenere ciò di cui ha sacrosanto diritto. Quanto? Secondo una stima, allo stato attuale, tra i 10 e i 12mila euro ciascuno.


Ai dipendenti dell’Ospizio (una settantina) nel giugno del ’99, in effetti, erano stati liquidati tutti i Tfr maturati durante la gestione pubblica dell’Ospizio. Situazione quindi azzerata a partire dal primo luglio dello stesso anno quando la gestione privatistica della struttura fisioterapica era andata alla Fondazione Onlus e il personale era passato dal contratto degli enti locali a quello della sanità privata. Alla Fondazione spettava l’accantonamento dei fondi per i Tfr. Purtroppo, un paio di anni dopo, la Fondazione si è gettata nell’avventura della clinica, aprendo una voragine nei conti che ha fatto piazza pulita di tutto.


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