Otto associazioni ambientaliste mobilitate per salvare i vecchi alberi del bosco di Agnul

Le associazioni ambientaliste, ma non solo, del Monfalconese e della Bassa friulana si mobilitano per salvare piante e animali cresciuti da Angelo Danelut a Isola Morosini nell'appezzamento abitato dalla sua famiglia per oltre 200 anni. Fino alla morte dell’uomo, avvenuta il 24 giugno in seguito a una caduta da un albero nella proprietà della società La Gava, che ora pare intenzionata ad abbattere i rustici, semidistrutti a causa di un incendio avvenuto nel 2014. Attorno la roulotte in cui Angelo aveva vissuto da allora, molti materiali abbandonati ormai, come pure le costruzioni dov’erano sistemati gli animali di cui ora non c’è più traccia. Salvo tre giovani gatti, un gallo e una gallina, questi ultimi rintanati al primo piano del cadente fienile.
Legambiente, Associazione ambientalista Rosmann, associazioni Ecopark e Natura cavalli carrozze di Fiumicello, cooperativa sociale Thiel, sempre di Fiumicello, Associazione specie vegetali rare di Cervignano, Associazione nazionale civiltà contadina di Aquileia e Associazione produttori antichi mais friulani di Gemona del Friuli ritengono, però, che il patrimonio verde meriti una tutela. Nel suo insieme e non solo la decina di alberi l’Ispettorato forestale, chiamato dal Comune per un sopralluogo al fine di rilasciare l’autorizzare all’abbattimento, ha ritenuto di dover salvare.
Pur non avendo la struttura di un bosco planiziale igrofilo, tipico di un'area che un tempo era palude compresa tra il Renzita e l’Isonzato e alimentata da risorgive e rii, è comunque, per le associazioni, un ambiente naturale di pregio, che si configura quale una sorta di orto botanico ricco di biodiversità.
Nell'appezzamento sono presenti «almeno otto tigli, di età compresa tra i 70 e i 90 anni, uno dei quali è stato piantato dal padre di Angelo Danelut 87 anni fa, un grande albero di ginko biloba, due gleditsie, una magnolia, un platano, un pino domestico, una fitta boscaglia di bamboo gigante, degli allori policormici, e molti alberi da frutto tra cui alcune varietà antiche di interesse agronomico, e ancora tre grandi noci, pruni, albicocchi, agrumi, noccioli e altri ancora».
Tra le piante di pregio le associazioni inseriscono anche un gelso centenario, indicato come «testimone degli eventi del primo conflitto mondiale nella piccola frazione di San Canzian». Insomma, secondo le associazioni si tratta di un ultimo segno dell’antico paesaggio agricolo e naturale del territorio, «eroso dalla monocoltura circostante». La Regione si è dotata, però, ricordano gli ambientalisti, di un Piano paesaggistico regionale in cui ha inserito, tra le criticità che minacciano il paesaggio, proprio l’agricoltura intensiva. Lo stesso Ppr, riprendendo la legge Galasso, estende poi la salvaguardia paesaggistica ai corsi d’acqua, tra i quali il Renzita, per una fascia di 150 metri dalla linea mediana dell’alveo, fascia in cui la particella si trova inclusa. Legambiente, sostenuta dagli amici di Agnul, che hanno cercato di prendersi cura degli animali a partire dalla morte dell'uomo, e da molte associazioni, ha inviato quindi una segnalazione al Servizio pianificazione paesaggistica territoriale e strategica della Regione, all’Ispettorato forestale regionale, alla Stazione forestale di Monfalcone, e anche al sindaco del Comune di San Canzian e alla proprietà della Tenuta Isola Morosini. L'obiettivo e la speranza sono quelle di aprire un confronto per «trovare, nel rispetto delle attività agricole e produttive, dei percorsi condivisi volti alla tutela dei valori presenti». —
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