Overdose con il “Bonzai” venduto in un negozio

di Maddalena Rebecca
Si chiama “Bonzai” ed è inserito nelle tabelle dell’Istituto superiore di sanità alla voce “cannabinoidi sintetici”. Un termine tecnico usato per riconoscere le pericolose, e illegali, “smart drugs” di ultima generazione. Sostanze chimiche in grado di esporre gli assuntori al rischio di intossicazioni acute dalle conseguenze tutt’altro che lievi. Proprio come quella di cui è stato vittima pochi giorni fa uno studente albanese di 19 anni. Dopo aver fumato polvere di “Bonzai” mischiata a normale tabacco da sigarette, il ragazzo ha accusato forti giramenti di testa, conati di vomito, nausea, spossatezza a cui, con il passare delle ore, si sono sommati perdita di lucidità e persino difficoltà ad articolare la parola. Sintomi che l’hanno colpito appena pochi minuti dopo aver assunto la micidiale sostanza sintetica, facendogli venir meno le forze praticamente in mezzo alla strada, mentre camminava nel rione di Ponziana.
A soccorrerlo, per primo, è stato il fratello che, dopo aver constatato la gravità delle condizioni del giovane, ha immediatamente allertato il 118. Tanto ai sanitari quanto ai medici del Pronto soccorso la situazione è apparsa subito chiara e il responso è stato unanime: sospetta overdose o, comunque, intossicazione acuta da stupefacenti. Una diagnosi che ha fatto scattare il ricovero dello studente, rimasto in osservazione in ospedale per 48 ore, e messo contemporaneamente in moto la macchina delle indagini.
Il caso è stato affidato ai carabinieri della Compagnia di Muggia, riusciti rapidamente a ricostruire la provenienza della polvere chimica: uno smart shop in via Madonnina. Nel corso di un blitz i militari, coordinati dal pm Maddalena Chergia, hanno trovato esposte sugli scaffali diverse bustine di “Bonzai” e parecchie maxi siringhe, simili a quelle usate in veterinaria, riempite con acqua e spore di funghi allucinogeni. Entrambi i prodotti, però, non avrebbero potuto essere venduti dal momento che, almeno in Italia, sono classificati come stupefacenti e pertanto considerati illegali. A nulla sono servite pertanto le giustificazioni della titolare del negozio - una donna di 41 anni già finita nei guai per aver allestito nella propria abitazione una serra con decine di piante di marïjuana -, che ha tentato di alleggerire la propria posizione sostenendo di aver acquistato regolarmente le due sostanze in Olanda. Nei suoi confronti è scattata ugualmente la denuncia a piede libero con l’accusa di spaccio. Lo studente albanese, invece, è stato segnalato in Prefettura come assuntore.
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