Padre Miliaris racconta le tradizioni greco-ortodosse dal Carnevale alla Pasqua
De "Le tradizioni greco - ortodosse: ecclesiastiche e popolari dal Carnevale alla Pentecoste" parlerà alle 16.45 al Circolo della Stampa (corso Italia, 13) l’Archimandrita della chiesa greco-ortodossa di S. Nicolò, padre Gregorios Miliaris.
La parola "tradizione" deriva dal sostantivo latino "traditio" ("che si consegna"), che a sua volta ha origine dal verbo "tradere" ("consegnare, dare"). Traditio ben corrisponde al greco "paràdosi", che proviene anch'esso da un verbo ("paradìdo") che significa "consegnare". Traditio e paràdosi possono essere usati in senso letterale oppure figurato, nel secondo caso per indicare un "insegnamento" o un "ammaestramento". I teologi cristiani, latini e greci, li utilizzavano comunemente con questa seconda accezione, per indicare il corpo degli insegnamenti conservati e trasmessi dalla Chiesa come "la fede". Le tradizioni in Grecia hanno carattere religioso o provengono dal paganesimo. La maggior parte delle festività celebrate ancora oggi sono religiose. Le tradizioni sulle festività variano da isola a isola, da villaggio a villaggio e da regione a regione. Tra quelle ancora oggi mantenute dai greci (vecchi e giovani) verranno ricordate le seguenti. Il carnevale viene chiamato "Apòkries" e consiste in due settimane di festa che finiscono con l'inizio della quaresima.
La Pasqua è la più importante celebrazione per i Greci, anche più del Natale. Le donne colorano le uova di rosso, i padrini di battesimo comprano scarpe nuove, vestiti e una candela ai loro figliocci. Nei villaggi, le pareti esterne delle case e le strade vengono dipinte di bianco. Il Venerdì Santo, giorno di lutto, l'Epitaffio viene portato fuori dalla chiesa e trasportato, attraverso il villaggio, al cimitero, dove ognuno accende una candela per ciascuno dei propri defunti. Ala fine l'Epitaffio, con la sua processione, ritorna in chiesa dove i credenti baciano l'immagine del Cristo. Durante la notte del Sabato Santo (Meghàlo Sàvato), tutti si vestono bene e vanno in chiesa per la cerimonia della Resurrezione: un po' prima della mezzanotte il prete spegne tutte le luci della chiesa,accende una candela con la Santa Luce e distribuisce la Fiamma a tutti i fedeli. Allo scoccare della mezzanotte annunzia la Resurrezione cantando l'inno "Christòs Anèsti"(Cristo è Risorto). La gente va a casa e divide con la propria famiglia la cena della Resurrezione, che consiste in Maghirìtsa (Zuppa di interiora di agnello), Tsurèki (dolce pasquale), biscotti pasquali e le uova sode colorate di rosso . Il giorno seguente, Domenica di Pasqua, lo si trascorre in famiglia, consumando un pranzo consistente in agnello arrostito (allo spiedo), vari antipasti, vino, uzo ecc. Tutti ballano e festeggiano fino a tarda sera.
Fulvia Costantinides
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