Palazzo Belgrado venduto ma il giudice blocca tutto

RUDA. Vuole acquistare palazzo Antonini Belgrado, una villa veneta edificata a cavallo del XVI e XVII secolo a Saciletto di Ruda, un immobile, tutelato dalle Belle arti, che sta cadendo a pezzi, ma a...
Bonaventura Monfalcone-28.01.2014 Villa Antonini-Belgrado-Saciletto-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-28.01.2014 Villa Antonini-Belgrado-Saciletto-foto di Katia Bonaventura

RUDA. Vuole acquistare palazzo Antonini Belgrado, una villa veneta edificata a cavallo del XVI e XVII secolo a Saciletto di Ruda, un immobile, tutelato dalle Belle arti, che sta cadendo a pezzi, ma a causa dei cavilli burocratici un noto imprenditore del posto è costretto a rinunciare. Il palazzo era stato sequestrato dalla Guardia di finanza, nel 2014, a Filippo Formentini, titolare di un'azienda agricola ed esponente della famiglia di San Floriano del Collio, evasore totale. Il sequestro era avvenuto in esecuzione di un provvedimento del gip del Tribunale per il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Formentini è proprietario di metà palazzo, l’altra parte appartiene a una signora deceduta. Tutto inizia quando Paolo Ferraris, titolare della Geoclima di Ronchi dei Legionari, che risiede a Perteole di Ruda, scopre che palazzo Antonini è in vendita. Decide di partecipare all’asta. «Dalla documentazione sul sito del Tribunale e anche sull’ordinanza – spiega il legale che assiste l’imprenditore – risultava che gli aggravi sarebbero stati cancellati al termine della procedura di vendita giudiziale. Dopo l’aggiudicazione all’asta, previo versamento di una cospicua cauzione, abbiamo appreso che il palazzo è sottoposto a sequestro penale, che non è possibile cancellare. Il problema è che questo sequestro risultava da tempo annotato al tavolare ma la perizia utilizzata per pubblicizzare la vendita era anteriore al sequestro. Per risolvere la questione si è pensato di convertire da sequestro dell’immobile a sequestro del prezzo di aggiudicazione all’asta, in questo modo lo Stato avrebbe intascato un discreto importo e l’aggiudicatario avrebbe potuto farsi assegnare l’immobile e sviluppare il suo progetto». E’ stata presentata istanza alla Procura di Gorizia, favorevole. Il giudice per le indagini preliminari, invece, ha rigettato la richiesta. Il provvedimento del gip è formalmente corretto, tecnicismi giuridici impediscono la risoluzione del “caso” ma intanto il palazzo cade a pezzi. «Ora il mio cliente rinuncerà all’aggiudicazione, viziata dal sequestro – annuncia l’avvocato-. La vendita del bene resta sospesa. Vedremo se, tra qualche anno, saremo ancora interessati ad acquistarla». Ferraris, che ha una grande passione per l’arte, è amareggiato. «Il palazzo sta andando in rovina – si sfoga -. Nel rispetto dei vincoli avrei voluto sistemarlo e farlo diventare un centro congressi ad uso foresteria, con camere, sale banchetti, museo e sale per esposizione di quadri. Ci sarebbero state evidenti ricadute occupazionali sul territorio. Speravo si potesse trovare una soluzione». (e.m.)

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