«Parcheggi impossibili e insulti Questo lavoro ormai è un incubo»
le testimonianze
«Voi clienti attaccate noi che siamo l’ultima ruota del carro, ma non avete idea di quanto sia difficile consegnare pacchi a Trieste, di come veniamo trattati e degli ostacoli che ogni giorno cerchiamo di superare». Marco (nome di fantasia) è uno dei tanti corrieri che, dal lunedì al venerdì, gira con il suo furgone per la città cercando di consegnare le merci più diverse, dalle leggerissime cover dei telefonini ai più pesanti elettrodomestici.
«Io sono fortunato - spiega - perché non devo portare lavatrici e frigoriferi, però ogni tanto capitano elettrodomestici più piccoli e per la mia schiena sono dolori. Negli ultimi due o tre mesi consegno in media 100/120 pacchi al giorno: immaginate voi lo stress. Solo il tempo di trovare l’indirizzo, scendere dal furgone, prendersi gli insulti di quelli che passano perché magari non c’è posto e dobbiamo fermarci sul marciapiede, citofonare, aspettare, e poi essere trattati a pesci in faccia perché la merce è arrivata con un giorno di ritardo quando noi ce l’abbiamo sul mezzo dalla mattina...».
Trieste, del resto, è una città particolare, soprattutto sul fornte parcheggi. «Ci sono colleghi che fanno il centro città e sono esasperati perché i posti di carico e scarico sono perennemente intasati da chi non avrebbe diritto. Se poi lasciamo il furgone trenta secondi in doppia fila arriva un vigile che ci appioppa la multa, e poi la dobbiamo pagare noi. Non tutti infatti sono collaborativi e disposti a chiudere un occhio».
Dei colleghi preferisce non parlare. «Diciamo che non tutti sono uguali. Alcuni fanno i furbi perché magari devono andare in zone dove non ci si riesce a fermare e allora segnano di aver fatto la sosta anche se non è vero. Però vengono anche beccati perché subiamo dei controlli, e allora sono dolori. Io lavoro da tempo nella stessa zona e ormai conosco la maggioranza delle persone a cui consegno. Sono cortesi anche perché io, quando posso, li avviso dell’orario di consegna. Qualcuno mi lascia anche la mancia. Pensate però a fare 100 telefonate al giorno».
Marco lavora per uno dei più noti gruppi di spedizioni. «Dello stipendio non mi posso lamentare, però fateci caso, di solito quelli che fanno questo lavoro sono tutti giovani, proprio perchè questo è un mestiere che ti consuma. In inverno fa freddo, d’estate fa caldo, i vaffa si sprecano. Credetemi, non è proprio così facile come sembra, magari un sorriso ogni tanto può essere d’aiuto, soprattutto con quelli che vedete sempre».
Come il corriere, anche il postino di questi tempi non ha vita facile. «Una volta avevamo delle zone precise - racconta Giovanni, altro nome di fantasia -, oggi invece è cambiato tutto e ci sono pure tante ditte concorrenti che ci hanno portato via parecchio lavoro. Adesso può capitare che lo stesso giorno e nello stesso palazzo si presentino due colleghi diversi, uno per un pacco e un altro per una raccomandata. Prima conoscevamo il quartiere e quindi sapevamo gli orari, adesso siamo in pochi, giriamo un po’ dappertutto e alla fine l’unica cosa che facciamo è prenderci gli insulti. Di più - conclude - è meglio se non dico altrimenti mi cacciano». —
A.P.
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