Parcheggio Ottimax vietato al cricket protesta dei pakistani

L’area ex Ipercoop era rimasta abbandonata per anni e i richiedenti asilo l’avevano eletta a centro sportivo 
Bumbaca Gorizia 06.09.2014 partita Cricket profughi Afganistan vs. Pakistan Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 06.09.2014 partita Cricket profughi Afganistan vs. Pakistan Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GRADISCA. Non c’è solo la questione del cibo e l’ordinanza anti-bivacchi sull’Isonzo ad avere suscitato uno “stato di agitazione” fra i richiedenti asilo ospiti del Cara di Gradisca. Un gruppo di pakistani si sarebbe lamentato del fatto che sia stata loro tolta la possibilità di praticare il proprio sport nazionale, il cricket, nel parcheggio a servizio del centro commerciale Ottimax. Emergono nuovi particolari in merito allo strisciante malcontento che un gruppo di ospiti della struttura di accoglienza di via Udine avrebbe comunicato alla direzione del Cara. Che ha pazientemente cercato di far loro comprendere che le misure – specialmente quelle prese dalla Prefettura assieme a Regione, comuni di Sagrado e Gradisca, Isontina Ambiente – erano strettamente necessarie per ragioni di pubblico decoro, ma anche di sicurezza, igiene e rispetto dell’ambiente. Anche la direzione di Ottimax, con tutte le cortesie del caso, è riuscita ad ottenere che la trentina e più di migranti che utilizzavano il parcheggio (abbandonato per anni prima dell’avvento dell’azienda) non frequentasse più quello spazio privato per praticare il cricket. Da un giorno all’altro i migranti sentono di essersi visti togliere quelli che erano i principali modi per ammazzare il tempo secondo i propri usi e costumi: cucinare e praticare uno sport tipico della propria cultura.

Prefettura e Questura monitorano la situazione, nella speranza che l’agitazione non si trasformi in una protesta: al Cara sono attualmente in 460, ma l’obbiettivo è ridurre la capienza a 300 persone.

L’altro giorno era esplosa la questione “alimentare”. Un gruppo di migranti non ha infatti preso bene il “pugno di ferro” deciso da Prefettura, Regione e municipalità di Gradisca e Sagrado e lo smantellamento della baraccopoli sull’Isonzo. La doppia ordinanza dei due Comuni impedisce non solo l’accesso alle aree golenali per tutta la durata delle operazioni di sgombero, ma vieta anche la preparazione di cibi in loco oltre che – va da sè – la costruzione di nuovi alloggi di fortuna, di accensione di fuochi, l’abbandono dei rifiuti e l’abbattimento di alberi per alimentare il fuoco. Provvedimenti doverosi e che i residenti e frequentatori della zona invocavano da tempo. A suscitare la protesta dei richiedenti asilo è la questione inerente la possibilità di potersi preparare i pasti al di fuori del Cara. Un folto numero di migranti ospiti del centro di accoglienza di fatto rifiuta spesso e volentieri il cibo preparato per conto della cooperativa Minerva nel vicino centro di cottura di via Udine. Una questione di usi e costumi, in sostanza, più che di qualità delle pietanze. E sullo sgombero delle zone fluviali di Gradisca e Sagrado arriva anche una voce “fuori dal coro”. È quella di Mauro Chiarabba, dell’associazione “One Bridge To Idomeni” e curatore della pagina Facebook “L’altra voce”, che si prefigge di raccontare l’immigrazione nell’Isontino da una prospettiva diversa. «Da ieri la jungle di Gradisca non esiste più, e fra qualche mese forse non esisterà più nemmeno il Cara – scrive sui social l’attivista friulano, che in questi mesi ai migranti scoperti da convenzione ha fornito assistenza assieme ad altri volontari sotto forma di cibo, vestiti e coperte –. Hanno cominciato a pulire e rimuovere tutte le capanne e i bivacchi, comprese le abitazioni di chi ci dormiva. Cercano di cancellare quel che è stato per anni, quello che la società civile ha fatto finta di non vedere, la sopravvivenza di centinaia e centinaia di esseri umani che lungo le rive dell’Isonzo passavano le giornate a causa di una totale assenza di iniziative di inclusione sociale e a causa delle precarie condizioni di vita dentro al Cara. Siamo in Italia, un paese che non riesce nemmeno a formare un governo, dove il centrosinistra ha fatto leggi ignobili sulla vita dei migranti, dove gestire l’accoglienza è un business per tutti: sinistra, destra, Caritas, chiesa, associazioni, cooperative, Croce Rossa. E dove – la sua posizione – anche per le sinistre ufficiali i migranti sono un problema e non una ricchezza, bisogna chiudere i posti, sgomberare i luoghi informali, reprimere, ridurre le presenze, trattarli male, poco importa se la gestione dei profughi a tutti i livelli fa schifo».

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