Parco Attems abbandonato sfregio alla storia goriziana

Un nobile portale d’ingresso, sbrecciato e scurito dal tempo, riporta il pensiero alla splendida Villa Coronini ed alla sua storia prestigiosa. Poi il verde, selvaggio, il silenzio e l’abbandono, in un disordine che parla di desolazione. È il Parco Sigmund-Graf Attems di Piedimonte, parte dell’antico giardino della villa di campagna del conte Sigmund von Attems, che la prima metà del secolo scorso con, in particolare, il dramma degli eventi bellici ha cancellato dalla mappa di Gorizia. Oggi il parco è di proprietà del Comune, che l’ha riadattato per trasformarlo in un patrimonio della collettività. Questo, almeno, nelle intenzioni, perché la realtà – forse anche a causa della sua posizione defilata e decentrata, lontano dagli occhi e dal cuore della maggior parte dei cittadini – è che il parco Attems è oggi preda del degrado. E il turista che, incuriosito magari dalle citazioni sulle guide ai luoghi più significativi della città, decidesse di fare due passi da queste parti, rimarrebbe deluso se non addirittura sgomento. A partire dall'ingresso, su via 4 Novembre, dove l’imponente portale in pietra accusa il peso degli anni, mentre sul marciapiede le piante e gli arbusti bucano ormai il cemento per riappropriarsi del loro spazio. In alto, l’arco di ferro battuto è una teoria di ruggine, e l’antica placca bronzea che indica il Parco Sigmund – Graf Attems Podgora è tanto scura e sporca che è persino difficile leggerne l’iscrizione. Il peggio, però, ha da venire. Il vialetto centrale, in pietra, si fa largo tra l’erba alta e gli arbusti cresciuti a dismisura, mentre quelli laterali, in ghiaino, si perdono ormai tra la terra ed il verde. Sulla destra, subito, ecco un monumento importante: ricorda con tre lapidi, in tedesco, sloveno ed italiano, l’impresa del conte Enrico Faverges, che nel 1809 conquistò la torre di Podgora occupata dai francesi. Oggi il suo atto valoroso è celato dalle fronde che impediscono di vedere il monumento dalla strada, e persino dal parco, senza contare che i soliti vandali hanno subito approfittato della situazione per lordare con una scritta (una grande F rossa) la struttura. Si prosegue tra erba alta e cespugli (nella bella stagione, immaginiamo, rifugio di insetti e chissà quali altri fastidiosi animaletti), panchine piene di scritte o ricoperte ormai di muschio, da tanto sono abbandonate, cestini delle immondizie e pali preda dei “graffittari”. Fino ad arrivare alla fontana, nobile e circondata da pietre miliari con gli stemmi dei conti, oggi desolatamente semivuota, con il fondo ricoperto di fango e foglie marce. Va un po’ meglio in fondo, dove è stato allestito un campetto di basket, che ancora resiste alla furia distruttiva dei vandali.
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