«Parco del mare al posto di Porto Lido»

Eliminato il progetto di Italia Navigando, la Camera di commercio punta sull’area Lanterna con l’ok della Fondazione CRTrieste
Di Gabriella Ziani
Foto BRUNI TRieste 20 07 2011 Trieste veduta aerea- la lanterna
Foto BRUNI TRieste 20 07 2011 Trieste veduta aerea- la lanterna

Il fantasma che ha invano tentato di accasarsi prima al Salone degli incanti e al Magazzino vini, poi all’Ortofrutticolo e da ultimo in Porto vecchio senza mai trovare corpo e dimora adesso ritorna in tutta la sua sempre trasparente potenza e bussa da un’altra parte: il Parco del mare che il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti mai si leva di tasca viene candidato per la quarta o quinta volta a nascere dal nulla, stavolta sul molo Fratelli Bandiera, già dal 2005 invano opzionato dall’agenzia del ministero dell’Economia Invitalia per crearci un porticciolo turistico battezzato Porto Lido. Del costo annunciato di 15 milioni, per 41 mila 514 metri quadrati. E che ha ottenuto dall’Autorità portuale e dal Comitato portuale una concessione di 30 anni, nell’aprile 2013 prolungata a 40. Con un canone annuo fissato in 61.405 euro. E cantiere promesso per lo scorso gennaio.

Ma Porto Lido è rimasto un fantasma totale: progetto svanito assieme alle società proponenti, perché Italia Navigando, società di Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti) non punta più sui porti turistici e ha messo in vendita la propria costola locale, la società Trieste Navigando, sua al 100% .

È qui che ha puntato Paoletti, e la Giunta camerale nella riunione del 20 ottobre (la stessa in cui fu rinviata la proposta di candidatura per la prossima Authority) ha approvato all’unanimità una delibera che riapre per intero la questione. Con cose vecchie (il progetto e la supervisione dell’architetto Peter Chermayeff, già autore del progetto di fattibilità per l’Acquario nei due magazzini Greensisam in Porto vecchio) e cose nuove: la principale è il serio coinvolgimento della Fondazione CrTrieste che la Camera di commercio descrive disposta non solo a far la sua parte finanziariamente, ma addirittura a costituire con la Ccia una società specifica, oltre che a procurare un progetto di “concept” come base di lavoro. Che il 23 settembre scorso ha già affidato proprio a Chermayeff (autore di parchi acquatici a Boston, Osaka, Baltimora, Lisbona).

La questione è semplice ma intricata, anche al netto delle già intricate vicende passate a targa Parco del mare, che durano da oltre 10 anni ma per le quali la Camera ha introiettato dai commercianti 11 milioni di diritti annuali specifici, tuttora a disposizione. La parte semplice: il luogo è giudicato adatto, è nei pressi della Lanterna, è sul mare, gode di una lunga concessione per attività in fac-simile, cui la Camera di commercio (o la nuova società) intende subentrare attraverso l’acquisto di tutte le quote di Trieste Navigando.

La parte difficile resta più o meno sempre quella: calcolo dei costi, “business plan” sostenibile nel tempo, ricavi prevedibili, tutto ciò ricavabile solo dal lavoro dell’architetto. Ma si accresce di un altro capitolo: come acquistare Trieste Navigando, che Italia Navigando a nome di Invitalia e dunque del ministero dell’Economia ha messo a bando lo scorso marzo sulla base “del miglior prezzo offerto”? La decisione della Giunta camerale è stata questa: manifestare interesse, avvertire che una eventuale offerta di acquisto non potrà avvenire prima di febbraio 2015 quando sulla base del “concept” pagato dalla Fondazione CrTrieste si avranno chiari i limiti economici, l’iter delle autorizzazioni e la fattibilità generale. Fallito col Comune, con la Regione, con Greensisam, il Parco del mare avverte: non era quella la fine della storia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo