Part-time vietato ai vigili. Ma il giudice non ci sta

Uno a zero.
Ventidue vigili urbani, in gran parte donne, hanno vinto il primo round della causa che sulla possibilità negata di usufruire del part time li oppone al Comune. Il giudice del lavoro Annalisa Multari ha accolto la tesi dell’avvocato Gianfranco Carbone e con una specifica ordinanza ha rinviato all’esame della Corte costituzionale l’articolo 10 della legge regionale 9/2009, voluta dall’assessore Federica Seganti. Questa legge due anni fa aveva recepito, estendendone però il campo di applicazione, la normativa nazionale che impedisce ai Vigili del fuoco, ai militari e al personale della polizia di ottenere, attraverso il part-time, una riduzione dell’orario di lavoro e proporzionalmente dello stipendio.
L’assessore regionale della Lega aveva esteso questa norma anche alla polizia locale, intervenendo su situazioni pregresse e da tempo concretizzate. In altri termini, se in qualche corpo di polizia locale del Friuli Venezia Giulia fosse stato concesso il part-time a uno o più dipendenti, questa situazione avrebbe dovuto cessare entro il maggio 2011. Sempre secondo la legge voluta da Seganti nessun nuovo rapporto di lavoro part-time avrebbe dovuto essere concesso dai Municipii.
In effetti il Comune di Trieste, quando era ancora sindaco Roberto Dipiazza, aveva revocato i part-time, applicando immediatamente la legge Seganti. Molte vigilesse si erano trovate in grandi difficoltà non riuscendo più a dedicare ai figli e alla famiglia il tempo necessario. Ora la decisione del giudice del lavoro - che distingue le funzioni attribuite alla polizia amministrativa da quelle degli appartenenti alle Forze armate e ai Vigili del fuoco - apre loro una speranza di soluzione positiva. Ci vorrà tempo perché la Corte Costituzionale si pronunci, ma intanto i sindacati - primo fra tutti la Cisl - alla luce della decisione della magistratura, hanno chiesto all’assessore Fabiana Martini un incontro per valutare se il Comune intende restituire i part-time agli aventi diritto con la stessa solerzia con la quale la precedente amministrazione li aveva revocati.
In effetti la questione sollevata da Carbone è stata «ritenuta non manifestamente infondata» dal giudice del lavoro che nell’ordinanza critica l’operato della Regione che ha assimilato «il personale di polizia locale al personale militare». «Inoltre - scrive il giudice - non appare sostenibile che il divieto di part-time per il personale della polizia locale rientri nella materia dell’organizzazione degli uffici regionali». Ed ancora: «L’orario di lavoro e i trattamenti economici sono aspetti privatistici dei contratti e i ricorrenti, oltre che agenti di polizia municipale, sono comunque dipendenti del Comune di Trieste e quindi rientrano al pari del restante personale nell’ambito unico del comparto regione - enti locali». (c.e.)
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