Partorisce in automobile nel parcheggio del Burlo

Si chiama Gemma. È nata venerdì scorso alle 13.37 e pesa 3,75 chili. Una bambina come tante che fanno la gioia di mamma e papà. Ma a differenza di altre, o di tante altre, non è nata all’interno di una sala parto di un ospedale né è venuta al mondo in casa. Per farlo, ha scelto l’automobile di papà ferma nel parcheggio del Burlo Garofolo. E non importa, come dice il direttore sanitario dell’ospedale infantile, che di questi casi ne capitino spesso e che non se ne faccia più conto. L’avventura, se si può chiamare così, che hanno vissuto, Claudia e Alessandro - i giovani genitori di Gemma residenti a Trieste - se la ricorderanno per tutta la vita.
Venerdì è stata una giornata speciale per loro, intensa e felice. Tutto inizia intorno alle 13. Claudia ha le contrazioni, sente che sta per partorire. Il marito prende la macchina e si precipita al Burlo dove arriva 20 minuti dopo. Blocca la macchina al parcheggio del Pronto soccorso e corre a chiedere aiuto: la moglie sta per partorire in auto. L’intervento dei medici è immediato, segno dell’ottima organizzazione dell’ospedale. Arrivano con la barella con l’intento di accompagnarla in reparto. Ma è troppo tardi. Claudia seduta nel sedile davanti ormai non se la sente di muoversi. L’ostetrica (Patrizia Radivo, che la coppia vuole ora ringraziare assieme a tutto lo staff del Burlo), decide allora che non è il caso di spostarla, d’accordo anche il medico presente con alcuni infermieri: stendono un telo e indossano un paio guanti. In pochi minuti nasce Gemma. Un intervento perfetto.
Nel frattempo, visto il trambusto che il parto fuori stanza ha provocato, si è formata una piccola folla di degenti, medici e, naturalmente, curiosi. Che alla nascita della piccola si sono sciolti in un applauso fragoroso. Gemma e i genitori sono stati poi festeggiati anche nel reparto. Un episodio così non si dimentica e il viavai di medici e infermieri è continuato anche dopo.
Ma al Burlo Garofolo Claudia e la sua bambina sono rimasti poche ore, il tempo necessario per le analisi, i controlli e le pratiche burocratiche. Mamma e figlia stavano bene, il papà ancora di più. Tanto che in serata hanno deciso di lasciare l’ospedale. Hanno dovuto firmare carte su carte per essere dimessi ma, dicono oggi, è stato meglio così, non c’era ragione per rimanere ancora all’ospedale. Anche perché a casa Gemma aveva la sorellina che l’aspettava.
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