Passione, amicizia e incoscienza Mezzo secolo di vita dello Zaule
Al via i festeggiamenti per il cinquantennale, tra sport, cibo e musica Oggi la messa, il saluto delle autorità e lo speciale annullo filatelico postale

È l’afosa estate del 1967: i Pink Floyd pubblicano il loro primo album, “The Piper at the Gates of Dawn”, i Beatles fanno uscire “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, Israele combatte la Guerra dei Sei giorni contro Egitto, Siria e Giordania, Felice Gimondi vince il cinquantesimo Giro d’Italia, mentre il chirurgo Christiaan Barnard, a Città del Capo, si sta preparando a effettuare il primo trapianto di cuore della storia. Attorno ai tavoli della trattoria “Ex Chichina” di Zaule, intanto, un gruppetto di amici si ritrova per fare quattro chiacchiere e per giocare una partitella a carte. Un pomeriggio, uno di quelli stessi ragazzi si presenta con un pallone in mano e propone agli amici di andare a giocare da qualche parte. La combriccola di amici, in poche settimane, aumenta di numero, fino a quando, alle porte del mese di settembre, decide di mettere su una squadra vera e propria e di iscriverla a un campionato di calcio ufficiale. Mario Piciga, Luciano Balbi, Ovidio Altin, Nazario Corrente, Lucio Crevatin, Galdino Antoni, Duilio Pontini ed Egidio Felician danno così vita all’Associazione sportiva Zaule. Pronti, via. Nemmeno il tempo di allestire la prima squadra per la Terza categoria che il neonato sodalizio sportivo viene chiamato al debutto in campionato contro il Sant’Anna: il pallone finisce per ben quattro volte alle spalle del portiere dello Zaule, mentre l’onore viene salvato solamente grazie a una rete segnata da Gino Balbi, che diventa così il primo cannoniere dei viola. La strada intrapresa dalla società del presidente Piciga si rivela ben presto in salita. La squadra, infatti, è costretta a giocare e ad allenarsi perennemente in trasferta, perché nel rione non solo non ci sono impianti sportivi ma, esclusa la parrocchia, mancano anche gli spazi aggregativi. Lo Zaule deve chiedere continua ospitalità ad altre società per le sedute di allenamento che all’inizio si tengono a un orario impossibile: le 22. 30.
È così che nel 1970, con la nomina a presidente di Luigi Giani, il deus ex machina della società, lo Zaule decide di dotarsi di un proprio campo di gioco. «Un’impresa da incoscienti - ricorda Giani -. Eravamo otto volontari e non avevamo né soldi né mezzi. Solo la nostra volontà e un grande amico, l'allora parroco di Aquilinia don Mario Penco, che ci fece ottenere in concessione dalla raffineria Aquila il terreno sul quale costruire il campo». I lavori partono dallo sbancamento della collina di San Giovanni ma, con i volontari armati di vanghe, picconi e poco più, procedono con lentezza esasperante. La fortuna, però, aiuta gli audaci: la ditta che sta preparando il terreno per la costruzione della Grandi Motori a Bagnoli, guidata da un galantuomo bolognese, presta gratuitamente per una manciata di giorni operai e mezzi alla società. Un esercito di caterpillar, bulldozer, ruspe e rulli - alle 4 di una mattina qualunque - muove da Bagnoli verso Aquilinia, formando una processione che resterà nella storia del rione. In un battibaleno, con quei giganteschi mezzi meccanici, la collina viene spianata. Si festeggia, a lavori ultimati, con una grigliata offerta dallo Zaule agli operai. Nel 1974, dopo un’infinità di ore donate dai volontari per costruire gli spogliatoi e completare il terreno di gioco, finanziato con autodonazioni, sottoscrizioni, lotterie, gite sociali e un anticipo del Comune di Muggia, il “campo dei miracoli” viene realizzato. Seguono, negli anni, ulteriori migliorie: l'impianto di illuminazione, ancora una volta finanziato con feste campestri, autotassazione e lotterie, e poi le gradinate, il campo polivalente, l’erba sintetica. Ma i lavori non sono finiti e a breve anche gli spogliatoi verranno ristrutturati.
Sin dagli esordi lo Zaule si caratterizza per la spiccata attenzione al settore giovanile: l’attività della scuola Coni di avviamento allo sport risale al 1979. Quest’attenzione ai più piccoli non viene mai meno, anzi cresce negli anni. Nel 1982 arriva da parte del Coni la Stella d’argento al merito sportivo. Nel 2015, a coronamento degli sforzi profusi, il riconoscimento come scuola d’élite del calcio: unica realtà nella provincia di Trieste. Oggi, su poco meno di 200 atleti, i bambini e i ragazzi dai 5 ai 16 anni sono circa 140. I festeggiamenti solenni per i 50 anni avranno il loro clou stamani nel campo sociale, con una messa, il saluto delle autorità e anche un annullo filatelico. Sul piano agonistico, invece, lo Zaule - diventato Zaule Rabuiese nel 1987, in seguito alla fusione tra le società di Aquilinia e di Rabuiese - vanta diversi titoli giovanili a livello provinciale e regionale. La Prima squadra, dal 2010, milita in Promozione, dopo aver calcato per un anno, nel 2014, i campi di gioco dell’Eccellenza. Giani, dopo vent’anni di direttivo nella Federcalcio regionale, è tornato da qualche anno al timone della nave viola. «L’amore per lo Zaule viene subito dopo quello per la famiglia - spiega il 74enne presidente -. Credo nell’associazionismo, nei giovani e nel valore dello sport». Valori e sport che in cinquant’anni di attività hanno permesso di «tenere lontani dalle disgrazie moltissimi ragazzi». Ma Giani non sarebbe riuscito a dedicarsi anima e corpo alla società se non fosse stato per la moglie Ilva e per le figlie Natascia, Roberta e Alessia. «La famiglia mi è sempre stata vicina - le sue parole -, così come le altre famiglie sono state vicine ai miei compagni di avventura. Ogni dirigente, al termine delle partite, ha sempre portato a casa una borsa, come “regalo”, contenente le divise della squadra da lavare. Senza contare l’aiuto ricevuto per cucinare la pastasciutta a fine incontro o la presenza come volontari in occasione delle sagre». Tutto questo per amore del calcio e dello Zaule.
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