«Per uno zingaro le armi nell’auto»

Il pensionato di Mogliano: «Dovevo saldare un vecchio debito di mio figlio»

Metti una sera al volante, dalla Croazia alla Marca trevigiana, con un kalashnikov e due caricatori a mezzaluna da 60 cartucce, e una mitraglietta Skorpion made in Polonia munita di silenziatore e a sua volta di quattro caricatori, al posto della ruota di scorta, sotto il pianale del bagliaio della propria Volvo.

Ieri mattina, nella stanza degli interrogatori del carcere triestino di via Coroneo, in occasione dell’udienza di convalida a suo carico, Enrico Marchesini - cui alla fine è stato confermato lo stato d’arresto - ha raccontato questo. Ha giurato che si trattava del suo primo “giro” con delle armi al seguito, armi che non erano per lui, e che era partito per l’appunto non dalla Slovenia bensì dalla Croazia, direzione Silea - comune della provincia di Treviso, come la “sua” Mogliano Veneto - dove avrebbe dovuto consegnare il carico a uno zingaro di etnia sinti. In cambio non s’era parlato di soldi. Il viaggio ad alto rischio per tre Paesi, e pure attraverso una frontiera europea con le sbarre ancora abbassate qual è quella tra Croazia e Slovenia, sarebbe dovuto essere il saldo di un vecchio conto aperto: un debito contratto a suo tempo dal figlio, tossico di lungo corso, adesso residente proprio in Croazia, verso lo stesso zingaro.

Un regolamento di conti personale, insomma, e non un collegamento diretto con la nuova Mala del Brenta, né (ipotesi obiettivamente fantasiosa e fuorviante secondo gli stessi inquirenti) agli indipendentisti veneti del trattore trasformato in un improbabile carro armato. Ecco dunque la verità, la sua verità, resa ieri dall’insospettabile pensionato di 70 anni di Mogliano Veneto arrestato dalla Squadra mobile di Venezia, che sta seguendo le piste aperte due settimane fa dall’arresto di 17 persone ritenute affiliate alla nuova Mala del Brenta. Giovedì sera gli investigatori veneti erano arrivati a lui dalle parti di Prosecco, dopo che era entrato su suolo italiano dall’ex valico di Pese e aveva “menato” per un po’ la sua Volvo imbottita d’armi per le stradine secondarie del Carso.

Al termine dell’interrogatorio di garanzia di ieri mattina - sostenuto dal 70enne di Mogliano davanti al pm della locale Procura della Repubblica Massimo De Bortoli e al legale triestino Sergio Mameli, domiciliatario della difesa affidata dal pensionato all’avvocato Renato Alberini, presidente della Camera penale veneziana - il giudice per le indagini preliminari Laura Barresi ne ha come detto convalidato la custodia cautelare in carcere.(pi.ra.)

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