Perazza: «Dobbiamo far tesoro dell’insegnamento di Basaglia»

A 40 anni dalla scomparsa del celebre psichiatra che lavorò in città interviene l’ex direttore del Centro di salute mentale di Gorizia 

IL RICORDO

Il 29 agosto 1980 moriva nella sua amatissima Venezia Franco Basaglia. Psichiatra, il 16 novembre 1961 era venuto a Gorizia per dirigere l’Ospedale psichiatrico. Un “piccolo ospedale di frontiera” con 650 internati.

«A Gorizia – ricorda Franco Perazza, ex direttore del Centro di salute mentale di Gorizia – aveva iniziato da subito una fondamentale battaglia di civiltà che si sarebbe conclusa con la definitiva chiusura dei manicomi, sancita dalla legge 180 del 13 maggio 1978: nota come legge Basaglia. Grazie al suo lavoro concreto, alla sua passione, al suo impegno civile, un’anonima e grigia umanità sofferente, segregata ed emarginata nei manicomi, donne e uomini privati della loro soggettività, della loro dignità, dei loro diritti e della loro stessa vita, tornavano ad essere individui, persone, cittadini».

Continua Perazza: «Appena giunto a Gorizia, Basaglia aveva capito che la sua sarebbe stata una lunga ma necessaria battaglia contro la degradazione e contro l’annientamento degli internati prodotto da una istituzione, dove mancava totalmente la libertà. Chiudere i manicomi era per Basaglia “un fatto urgentemente necessario, se non semplicemente ovvio”. Franco Basaglia ha liberato tutti noi da quello scandalo umanitario che erano i manicomi e così ha posto le condizioni per iniziare a prendersi cura delle persone che nella loro vita sperimentano la sofferenza mentale. E ci ha insegnato che “la follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere”».

«Nei lunghi e faticosi anni di impegno scientifico, sociale, politico, gli fu sempre accanto la moglie Franca Ongaro. Con la sua acuta intelligenza e la grande determinazione Franca Ongaro ebbe un ruolo centrale e determinante in questa meravigliosa avventura, proseguendo la battaglia del marito anche dopo la sua morte». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA



Riproduzione riservata © Il Piccolo