Pescatori alla fame nel Velebit. Uno distrugge il peschereccio

La protesta del vecchio lupo di mare Fabijanić che non ha voluto neppure il rimborso per cessata attività. Le reti a strascico restano vietate nel canale
Il pescatore Fabijanić mentre sega il suo peschereccio
Il pescatore Fabijanić mentre sega il suo peschereccio

/ FIUME

È lungo 130 chilometri, largo tra i 2 e i 10 chilometri e si estende nell’Adriatico settentrionale, tra l’isola di Veglia e l’area alle spalle di Zara. È il canale del Velebit (Alpi Bebie) o della Morlacca, braccio di mare che dal 1996 è vietato ai pescherecci con reti a strascico. La decisione del competente ministero croato, su proposta degli esperti dell’Istituto spalatino di oceanografia e pesca, ha messo in ginocchio questa categoria di pescatori e parliamo di quelli che vivono sull’isola di Pago e sulla dirimpettaia terraferma.

Prima del fermo pesca, entrato in vigore 24 anni fa, a Pago agivano ben 48 strascicanti, mentre ora ne sono presenti solamente 8. Fino ad un paio di giorni fa erano in 9, ma poi il pescatore professionista locale Zoran Fabijanić ha voluto porre in essere qualcosa di clamoroso, mai verificatosi finora: armato di motosega, ha ridotto il suo barcone in un grosso mucchio di legname. Una singolare forma di protesta, la sua, contro le autorità di Zagabria. «Sì, potevo anche intascare il risarcimento per coloro che rinunciano all’attività – ha detto ai media – ma non ce l’ho fatta più dopo fermi biologici, limitazioni, burocrazia, tasse, documenti e altro ancora. Ho detto basta, decidendo di distruggere il mio motopesca. Eppure resto convinto che le acque del canale velebitano siano ricche di pesci, crostacei e molluschi, specie di scampi, naselli, razze, triglie e polpi. Dunque, previ accurati controlli, ci sarebbe stato spazio anche per noi. Invece la pesca è consentita, nel canale, a chi cala in mare nasse, palamiti, reti da pesca e circuizione. È un’ingiustizia».

Fabijanić ha rilevato che i primi problemi sorsero nel 1993, quando venne calato sui fondali il cavo di fibre ottiche tra Carlopago e l’isola di Pago. Da allora non c’è stata pace per i pescatori con reti a strascico, colpiti in modo grave nel 1996 dal divieto di esercitare la loro attività. Nel biennio successivo c’erano stati un paio di brevi permessi concessi alle strascicanti, che però avevano fatto infuriare gli altri pescatori, specie i proprietari di nasse, molte delle quali distrutte dall’arare delle reti lungo i fondali. Si erano avuti addirittura scontri tra pescatori e qualcuno aveva persino sparato con fucili e pistole, ma per fortuna nessuno era rimasto ferito o peggio. Visto quanto accaduto e per evitare ci scappasse il morto, Zagabria ha poi definitivamente sigillato questo canale alto adriatico, decretando in pratica la morte di questa categoria di pescatori professionisti.

Da quanto pare di capire, Zagabria non ha alcuna intenzione di riaprire le acque velebitane alle strascicanti che tanti danni hanno fatto in passato, riducendo al minimo le biomasse delle specie ittiche tra l’isola di Veglia e la località di Rovanjska, nell’entroterra di Zara. Anni fa, nel 2008, si tornò a parlare di una possibile cancellazione del fermo biologico, ma poi non se ne fece niente per le perplessità esposte dagli studiosi. –

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