Pesta e sevizia il cane. Poi si pente: «Voglio fare il volontario in canile»

TRIESTE Ha pestato selvaggiamente il suo cane ma ora, per riabilitarsi ed evitare il processo, chiede di essere inserito nei lavori di pubblica utilità: vuole fare volontariato in un canile. Non solo: devolverà anche una cifra simbolica a un’associazione locale che si occupa della tutela degli animali. È un trentanovenne triestino di Muggia (C.A. le sue iniziali), l’uomo che la Procura di Trieste ha indagato nell’ottobre di due anni fa per il maltrattamento.
All’epoca si era saputo delle percosse e che il caso aveva avuto contraccolpi giudiziari. Adesso viene a galla ciò che la magistratura imputava esattamente al trentanovenne: secondo la Procura aveva «seviziato» il suo American Stafforshire Terrier - così si legge nella documentazione - picchiandolo sul balcone di casa. Poi, dopo aver avvolto la bestiola in un panno, aveva continuato a colpire fino a quando l’animale sembrava non dare più segni di vita.
Sembrava, appunto. Perché il cane - di razza massiccia - era rimasto fermo, immobile, resistendo impaurito ai colpi del padrone. Dai successivi controlli veterinari per fortuna non sono state riscontrate conseguenze sanitarie.
La vicenda ha avuto risalto pubblico perché l’intera scena era stata ripresa con il cellulare da un vicino di casa che aveva poi chiamato le forze dell’ordine. Sul posto era intervenuta la polizia locale di Muggia. Dai successivi controlli nell’alloggio dell’indagato era spuntata peraltro della sostanza stupefacente: l’uomo stava coltivando in casa tre piante di marijuana all’interno di una piccola serra domestica. L’indagine si è dunque estesa pure su questo aspetto.
Ma perché il trentanovenne, che nelle fasi successive dell’inchiesta giudiziaria ha giurato di amare gli animali e quindi pure il suo American Stafforshire Terrier (da quanto risulta possiede anche un altro cane diabetico a cui inietta due volte al giorno l’insulina) si è comportato così? Un momento di rabbia incontrollata, pare, dovuto al fatto che il cane aveva fatto confusione in casa rompendo qualche oggetto.
A distanza di due anni dal fatto il trentanovenne, difeso dall’avvocato Andrea Cavazzini, ha proposto la “messa alla prova” in sostituzione del processo. Sarà il giudice a decidere.
Il beneficio, se concesso, consentirà all’indagato l’inserimento nei progetti sociali, come i lavori di pubblica utilità. In particolare - come richiesto dal diretto interessato - la possibilità di prendere parte a un’attività di volontariato in un canile. Il trentanovenne intende inoltre devolvere, di sua spontanea volontà, una somma di denaro a una onlus che opera a favore degli animali.
«Il mio assistito è molto rammaricato per questi accadimenti - osserva l’avvocato Cavazzini -, è una persona che ama i cani e lo vuole dimostrare». —
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