Piange il telefono, addio alle 85 cabine

Ma dai quartieri arriva l’appello a salvarle. Stabon: «A Lucinico sono indispensabili». Pure a Piedimonte pronti a difenderle

di Giovanni Tomasin

Se vivesse da queste parti, Superman non avrebbe dove cambiarsi d’abito. Si avvicina infatti il pensionamento definitivo per le cabine telefoniche.

Lo annuncia la “Gazzetta ufficiale” di Agcom, che ha dato il via libera a Telecom Italia per la soppressione di 30mila apparecchi sui 130mila presenti in tutta Italia. Secondo Agcom la media nazionale (un telefono su 450 abitanti) è ancora troppo alta rispetto agli standard europei, per cui bisogna tagliare. Un dato che non lascia ben sperare per le 85 cabine goriziane: sono all’incirca una ogni 420 abitanti. Troppe pure se raffrontate alla media italiana.

E se a Roma un ignoto gruppo di appassionati del telefono pubblico sta tappezzando le cabine in via di pensionamento con grandi cartelli di protesta, a Gorizia, almeno per il momento, non si è visto alcun “Fronte per la liberazione della telefonia pubblica”. Però i cittadini che vorranno risparmiare la rottamazione a una cabina che reputano utile (o alla quale sono affettivamente legati) possono sempre scrivere a cabinatelefonica@agcom.it. L’indirizzo è stato creato dall’ente appositamente per ricevere le suppliche degli utenti a cui proprio non va di veder sparire dalla strada sotto casa la “doccia” bianca e arancio.

Vien da chiedersi quante persone si sentiranno in dovere di adottare un telefono pubblico. I presidenti delle circoscrizioni goriziane hanno opinioni divergenti al riguardo: c’è chi vede le cabine come un dinosauro condannato all’estinzione, e c’è chi, soprattutto nelle aree decentrate della città, le considera uno strumento ancora utile.

«Ormai non servono più»

La pensa così il presidente della circoscrizione centro Flavio Duca: «Il lato economico della questione non è di mia competenza - spiega -, ma è indubbio che i telefoni pubblici siano sempre meno usati. Sono anni che vedo le cabine vuote, il cellulare le ha rese desuete». Inoltre, aggiunge, anche il servizio lascia a desiderare: «L’ultima volta che ci sono entrato, ed era parecchio tempo fa, non c’era più neanche l’elenco del telefono. Forse non vale la pena di spendere tanto nella manutenzione di apparecchi inutilizzati». La pensa più o meno così anche Vito Conighi, presidente di Straccis: «Che io sappia nel mio quartiere non ce n’è più nemmeno una - dice -. Il problema è che anche quelle che sono rimaste in città il più delle volte non funzionano. In certi casi possono essere utili, ma se son rotte tanto vale farne a meno».

«Da noi vanno alla grande»

Ne è convinto Giorgio Stabon, presidente di Lucinico: «Mi risulta che da noi ce ne siano due, una in piazza e una in località Mocchetta - spiega -. Quella in piazza è tuttora molto usata, l’altra non so se ci sia più. Di certo però hanno un ruolo ancora molto importante per le persone anziane che non hanno il cellulare, e sono tante, e nei casi d’emergenza».

A Piedimonte, invece, del problema si è già discusso, e se ne parlerà di nuovo nel prossimo consiglio di quartiere: «Un paio d’anni fa ci siamo chiesti se fosse il caso di chiedere l’installazione di una cabina, visto che qui non ce n’è - ricorda il presidente Walter Bandelj -. Il telefono pubblico da un lato è utile per gli anziani privi di cellulare, dall’altro ha lo svantaggio di richiedere uno spostamento per essere utilizzato. Due anni fa decidemmo di lasciar perdere, ma al prossimo consiglio circoscrizionale ne parleremo e valuteremo nuovamente il da farsi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo