“Piano luce pubblica”: tempi di accensione e intensità da ridurre
Nel bel mezzo di una crisi energetica internazionale Ursula von der Leyen e Joe Biden bisticciano con Vladimir Putin. Risultato? Dal Baltico al mar Nero si rincorrono venti di guerra. E nel frattempo, in riva all’Adriatico, al sindaco Roberto Dipiazza tocca rivedere l’impianto dell’illuminazione pubblica.
L’amministrazione comunale sta infatti lavorando a un piano per razionalizzare sia l’accensione delle luci cittadine sia i propri consumi energetici interni, in vista dei rincari in bolletta che minacciano di bussare pure sulle casse degli enti locali nel corso del 2022.
Il Comune di Trieste spende in media 6,5 milioni di euro l’anno per l’illuminazione pubblica, più altri 5,5 milioni di euro per gli impianti di riscaldamento: per dare cifre esatte il momento è prematuro, si stima tuttavia che l’aumento dei costi dell’energia, se non contenuto, potrebbe arrivare anche a 1 milione 400 mila euro in più rispetto all’anno scorso.
«6,5 milioni di euro annui di luce pubblica rappresentano una spesa importante, che con il rincaro dell’energia elettrica aumenterà ulteriormente», spiega Dipiazza: «Per limitare la spesa sto pensando di razionalizzare l’accensione delle luci in città. Adesso c’è il sistema crepuscolare per cui le luci scattano prima del buio. Vorrei accenderle un po’ più tardi, tipo 15 minuti dopo. Allo stesso modo vorrei spegnerle 15 minuti prima, senza aspettare che sia giorno fatto. In tal modo si guadagnerebbe mezz’ora al giorno. Per fare questo bisogna intervenire sull’impianto che regola gli orologi».
Così ancora il sindaco: «Bisogna inoltre introdurre i Led (considerati più efficienti dal punto di vista energetico rispetto a tipologie più vecchie di lampade stradali) e regolare l’intensità delle luci. La somma degli interventi dovrebbe aiutare. Già adesso in alcuni punti della città a mezzanotte cala la luminosità. Per riuscire a farlo su tutta la città serve un impianto che al momento non ho e per il quale sto lavorando. Ci tengo a sottolineare che non ci sarà alcuna ripercussione sulla pubblica sicurezza perché con questo nuovo sistema luminoso che ho messo la città resterà comunque illuminata e sicura anche a intensità energetica ridotta. Pure il piano calore andrà utilizzato al meglio, magari evitando di tenere gli impianti accesi sabato e domenica».
Il sindaco evidenzia l’attualità del tema: «A casa mi è arrivata la bolletta raddoppiata, bisogna fare qualcosa. I russi ci hanno tagliato il gas, compriamo l’energia elettrica dai francesi che hanno gli impianti nucleari oppure da Krško, mentre noi non abbiamo mai pensato a fare un vero discorso di produzione di energia. Siamo un Paese che non ha programmato, perché dice di no a tutto, e ora si trova in braghe di tela. Questi sono i risultati». Nell’ambito delle sue deleghe anche l’assessore al Bilancio Everest Bertoli sta contribuendo al piano di contenimento dei rincari, che non si baserà solo sul risparmio nell’illuminazione pubblica e nei costi energetici interni, ma dovrà prevedere anche voci di spesa più robuste rispetto all’anno precedente, fino appunto a 1,4 milioni di euro in più.
Sempre in tema di illuminazione pubblica, all’orizzonte triestino si intravede anche il contenzioso tra Comune e Hera Luce, sul quale il Tar regionale dovrebbe esprimersi in primavera. Nel frattempo la questione della francese Citelum è congelata ed Hera Luce continua a operare in proroga.
Per quanto riguarda invece più in generale le impennate di luce e gas, il problema sta scuotendo un po’ tutte le amministrazioni. In diversi Comuni medio-piccoli della Toscana, ad esempio, le piscine pubbliche sono a rischio chiusura a causa dell’insostenibilità dei costi. Una città metropolitana come Bologna prevede maggiori spese in energia per circa 15 milioni di euro. Il sindaco di Pesaro, che presiede le Autonomie locali italiane (Ali), paventa scenari con Comuni e Province che tagliano sui servizi essenziali o addirittura non riescono a chiudere i bilanci. E l’elenco potrebbe continuare. Gli enti locali in coro stanno pertanto chiedendo al governo Draghi di prevedere, accanto a quelli già stanziati per famiglie e imprese, ristori energetici specifici per Comuni e Province. —
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