Piante “antismog” in via Giulia

Il Comune ipotizza di utilizzare l’«erba spugna» nelle aiuole contaminate del giardino de Tommasini
Di Gianpaolo Sarti
Lasorte Trieste 24/08/16 - Giardino Pubblico, Giardino Inquinato
Lasorte Trieste 24/08/16 - Giardino Pubblico, Giardino Inquinato

Arriva la “pianta spugna”, una specie in grado di assorbire le sostanze cancerogene presenti nel terreno. È la soluzione che il Comune di Trieste sta meditando di adottare per risolvere il clamoroso caso dei giardini inquinati scoppiato la scorsa primavera, e che ha comportato la chiusura di numerose aree verdi cittadine. L'ipotesi di ricorrere a questo stratagemma sarà affrontata la prossima settimana nell’incontro in quarta commissione, con la partecipazione di Azienda sanitaria, Arpa ed esperti della Regione.

Il problema, come noto, era sorto in seguito alla scoperta dei livelli tossicità fuori legge riscontrati in ben sette dei dodici punti campionati dall'ex giunta Cosolini per verificare l'impatto della Ferriera nel suolo. Nell'elenco erano finiti piazzale Rosmini, il “Miniussi” di Servola e del “de Tommasini” di via Giulia, il polmone verde della città. E, ancora, due scuole dell'infanzia ed elementari che si trovano a Servola: il “don Chalvien” di via Svevo e la Biagio Marin di via Praga. Nel novero si sono aggiunti, sempre nello stesso rione, pure i cortili della chiesa San Lorenzo e dell'Associazione amici del presepio in via dei Giardini. In tutti questi siti sono spuntati inquinanti al di sopra dei limiti: benzopirene, ad esempio, ma anche benzoantracene e benzofluorantene. Materiale tossico, che sulla carta presenta un rischio più “potenziale” che effettivo, ma che per legge richiede interventi massicci di bonifica. Il più contaminato è apparso il giardino pubblico di via Giulia: qui, come è stato appurato dall'Arpa, il benzopirene ha una media di 2,8 milligrammi per kg di sostanza secca, quando le normative indicano una soglia di 0,1. Quasi trenta volte tanto. Per fare un altro esempio, le aiuole di piazzale Rosmini, pure queste off limits dalla scorsa primavera, sono a 0,84 mg/kg.

La posizione centrale del “de Tommasini” di via Giulia, più esposto al traffico urbano rispetto agli altri giardini di periferia, lascia presupporre che l'inquinamento sia causato dallo smog prodotto dalle automobili e dagli impianti di riscaldamento delle case circostanti. Ed è proprio nelle aree verdi di via Giulia che il Comune potrebbe sperimentare la cosiddetta «erba spugna». Tecnicamente una «fito-depurazione», adatta all’inquinamento da smog. L’assessore Luisa Polli ha già approfondito la possibilità. «Ci stiamo pensando - commenta - perché in alcuni siti questo potrebbe essere effettivamente il percorso da imboccare. Andremo a piantare alcune tipologie specifiche di erbette che puliscono la terra senza neppure doverla togliere. Questa è una delle soluzioni applicabili, forse, in via Giulia. Altrove si dovrà invece ricorrere ad altro». Le decisioni finali comunque spettano alla Conferenza dei servizi in capo alla Regione: il Comune è soltanto un esecutore delle indicazioni stabilite. «L'intento è capire come agire - prosegue Polli -, ma è necessario ancora accertare fino in fondo l'entità del fenomeno con ulteriori analisi, proprio con l'obiettivo di scegliere la tipologia di intervento più opportuna». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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