Piante tagliate di netto nel roseto di San Giusto

Giallo sui responsabili, danneggiati centinaia di arbusti sopra Scala dei Giganti. Il Comune: «Atto vandalico»
Quel che resta del roseto dopo il raid (foto Lasorte)
Quel che resta del roseto dopo il raid (foto Lasorte)

C’era una volta il vandalo “normale”. Quello che imbrattava i muri dei palazzi con la vernice spray, dava fuoco alle altalene nei parchi giochi per bambini o, al massimo, rubava la pipa alla statua di Saba. Ora invece nella grande famiglia dei deturpatori di beni collettivi è entrata di diritto una nuova, e un po’ inquietante, figura: il “giustiziere delle aiuole”.

Categoria in cui ricade chi, magari perchè terribilmente infastidito dall’aspetto poco curato di giardini e spazi verdi, decide di provvedere autonomamente. Come? Improvvisandosi giardiniere e portando a termine la sua missione a colpi di cesoia. Uno slancio apparentemente lodevole che, però, finisce per provocare delle autentiche catastrofi, come dimostra la “strage” che ha avuto per campo di battaglia il roseto della Scala dei Giganti, ai piedi della fontana.

Lì, nelle notti scorse, qualcuno ha pensato bene di tranciare praticamente di netto le centinaia di piante che, nella bella stagione, compongono il disegno della grande alabarda. Gli autori del raid anzichè limitarsi a strappare le erbacce e a potare le rose, come avrebbe fatto un giardiniere esperto, le hanno mozzate al suolo, risparmiando solo un paio di centimetri di fusto. Risultato, quello che fino a poche ore prima era un angolo di verde, per quanto un po’ arruffato e inevitabilmente poco colorato visto che le rose non fioriscono a gennaio, ora è una landa desolata. Landa in cui però risalta bene per contrasto il contorno dell’alabarda. Quasi che i responsabili del “blitz botanico”, violentatele piante, si fossero presi la briga di sistemare con cura le pietre bianche che delimitano il disegno.

Un comportamento del tutto incomprensibile, che però fa sorgere un sospetto: e se a provocare lo scempio fosse stata qualche ditta incaricata dal Comune di fare pulizia nell’area, e che ha finito per “farsi prendere la mano”? Una sorta di Val Rosandra 2, insomma? «Impossibile - afferma deciso l’assessore ai Lavori pubblici, Andrea Dapretto -. E lo dico con cognizione di causa: i tecnici hanno già verificato tutti gli appalti e tutte le imprese in contatto con l’area Verde pubblico. Escludo che ad agire sia stato qualcuno dei nostri».

«L’accostamento al caso Val Rosandra non sta proprio in piedi: lì l’attività di pulizia, che ha poi prodotto i noti risultati, era stata concordata. Nel caso del roseto della Scala dei Giganti, invece, non era ancora programmato alcun intervento. In questi giorni gli uffici iniziavano appena a ragionare sul possibile calendario della potatura, che in genere non si esegue mai in questo periodo. Chi ha deturpato il roseto l’ha fatto del tutto autonomamente».

Il Comune - che ha denunciato l’episodio facendo così scattare le indagini -, scarta dunque in maniera categorica la pista della ditta troppo zelante. Resta in piedi l’ipotesi del gesto in qualche modo “politico”, organizzato da persone che avevano come vero scopo il mettere in risalto l’alabarda stilizzata, simbolo dell’identità di Trieste. «Difficile stabilire se questa sia l’interpretazione corretta - continua Dapretto -. Di certo ci troviamo di fronte ad un gravissimo atto di vandalismo, che avrà conseguenze pesanti sulle casse municipali».

«Per quantificarle, dovremo attendere la primavera per capire se le rose sopravviveranno. In ogni caso, visti l'estensione del giardino e il numero di piante, possiamo tranquillamente già ipotizzare danni per decine di migliaia di euro. Una spesa che a causa del gesto insensato di pochi dovranno pagare tutti i cittadini. Anche per questo - conclude l’assessore municipale - chiediamo a chiunque abbia notato i vandali all’opera, di collaborare alle indagini avviate per scoprirne l’identità».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo