Picchione rifiuta il verbale I capigruppo infuriati se ne vanno

La titolare dell’Ufficio contraria alla trascrizione Furlani›: «Siamo sconcertati». Bandelli e Decarli: «La rimuovano»
Di Giovanni Tomasin
Foto BRUNI TRieste 07.09.12 Dott.ssa Maria Giulia PICCHIONE-Sovr.Beni Culturali
Foto BRUNI TRieste 07.09.12 Dott.ssa Maria Giulia PICCHIONE-Sovr.Beni Culturali

Verba volant, scripta manent. L’eterno dissidio fra oralità e scrittura è il punto dolente che ha fatto saltare la riunione fra la conferenza dei capogruppo del Consiglio comunale e la soprintendente Maria Giulia Picchione. I primi sono rei, si fa per dire, di aver portato con sè un’addetta al verbale (come da regolamento), mentre la soprintendente non intendeva mettere a verbale alcunché. Il risultato è un incontro annullato e dei consiglieri comunali a dir poco inferociti.

La storia è complicata e va raccontata dal principio. Poco più di una settimana fa, il 3 febbraio, l’architetto Picchione scriveva una lettera al presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic in risposta a una sua richiesta di incontro: «Nel ribadirle l’inequivoca volontà di questa Soprintendenza a promuovere le migliori forme di collaborazione tra istituzioni - si legge - resto a sua disposizione per accordarci, quanto prima, circa l’incontro presso questi uffici».

Furlani› racconta il seguito della vicenda: «C’è stato uno scambio di lettere fra me e la soprintendente per fissare un incontro con la conferenza dei capogruppo. Ha accettato la data di oggi (ieri ndr)». Qui arriva il dissidio: «Nell’ultima lettera inviata Picchione diceva che non aveva problemi a incontrarci ma non in veste ufficiale, come conferenza dei capigruppo. Mi sono trovato a un bivio - prosegue Furlani› -. Non incontrarla proprio, perché il nostro ruolo istituzionale era il contesto necessario dell’incontro; oppure convocare comunque la riunione e andare in Soprintendenza in veste ufficiale. Ho scelto la seconda via perché valutavo fosse urgente un confronto, viste le ben note condizioni della città. Abbiamo portato con noi un’addetta al verbale perché così impone da sempre il regolamento». Furlani› precisa che «se da parte mia c’è stata una forzatura, è stata a dir poco leggera».

Arrivati a palazzo Economo, il personale della Soprintendenza ha constatato la presenza dell’impiegata comunale. A quel punto la soprintendente ha detto ai capogruppo che era disposta ad incontrarli soltanto in assenza della verbalizzatrice. «All’unanimità i consiglieri hanno deciso di sospendere la seduta e di andarsene - dice Furlani› -. Io ho avuto un breve incontro con Picchione: un dialogo fra sordi. Ha ribadito che non sarà mai disposta a verbalizzare un incontro nella sua sede. Allora l’ho invitata in Comune ma mi ha risposto che, essendo un organo tecnico, non è tenuta a rispondere a un organo politico. Ma il Consiglio comunale, che i capogruppo rappresentano, è espressione della cittadinanza, e quindi della città tutta. Sono sconcertato». Neanche Franco Bandelli (Un’Altra Trieste) l’ha presa bene: «La trascrizione degli incontri istituzionali è una base della democrazia. Un episodio simile è a dir poco inaccettabile in una città asfissiata da blocchi e veti che il settore dell’edilizia paga con il sangue. Presenteremo in Consiglio una mozione perché Comune e Regione chiedano al ministero la rimozione di Picchione. Se pensa che la Soprintendenza sia casa sua, si sbaglia: è una dipendente dello Stato, quindi di tutti noi». Il consigliere Roberto Decarli (Trieste cambia) è pronto a votare la mozione di Bandelli: «In tanti anni di attività politica non avevo mai visto una cosa del genere. È inaudito nel vero senso della parola. Non si può pretendere che dei capogruppo di incontrino come carbonari senza un verbale». Più sfumato Giovanni Coloni (Pd): «Ci siamo rimasti male. Molto male - dice -. Non voglio esprimermi troppo duramente ma qualche punto fermo va messo. Le istituzioni devono collaborare».

Resta il dubbio su cosa intendesse la soprintendente con la formula «migliori forme di collaborazione tra istituzioni».

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