Picchione riperde al Tar: annullato il suo no per 3 ville

Una Srl si era vista negare nel 2012 l’ok per un’opera in costiera e aveva rifatto il progetto incassando quest’anno un altro “niet”, ma alla fine ha vinto la causa

Là dove non può la Regione - o meglio là dove la Regione non ci sarebbe potuta arrivare comunque - ecco che spunta anzi rispunta, dato che non è la prima volta che capita, il Tribunale amministrativo. È di fine maggio una sentenza del Tar di piazza Unità che sconfessa e annulla il “niet” reso dalla soprintendente, l’architetto Maria Giulia Picchione, a una società immobiliare che mira a costruire una serie di casette sul mare. A fine maggio, in realtà, non era ancora nato pur essendo in gestazione il patto d’inizio giugno tra l’ente governato da Debora Serracchiani e il Ministero per i Beni culturali che ha levato i poteri di veto alla Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici su dehors e manifestazioni di natura temporanea. Poco però, qui, tale patto avrebbe potuto fare lo stesso: di opere permanenti attese a vaglio paesaggistico - e non di manufatti passeggeri soggetti o meno a vincolo monumentale - si tratta.

La società che per questo s’è rivolta al Tar fa di nome Costiera Srl, perché è lì che sta preparando il terreno per un intervento edilizio finalizzato alla costruzione di tre villette bifamiliari in prossimità del tratto in cui sorge la Casa Cantoniera. Un progetto, questo, transitato a suo tempo in Consiglio comunale sotto forma di Piano particolareggiato, dove ha già ricevuto un primo ok, dal quale poi si sono potute innescare le pratiche per il rilascio del Permesso a costruire decisivo, corredato però di autorizzazione paesaggistica.

Il timbro ultimo sopra questo permesso spetta insomma sempre e comunque al Comune, che però non ce lo può mettere se prima viene a mancare quello della Soprintendenza. Ebbene, il “braccio” ministeriale di Picchione due volte ha dato parere vincolante contrario al rilascio di autorizzazione paesaggistica: una prima volta - si legge nella sentenza - con un doppio diniego nell’autunno 2012, e una seconda “secca” nel febbraio di quest’anno, ancorché in risposta a un progetto rifatto alla luce proprio del doppio diniego precedente.

Già dopo il primo “no” l’immobiliare aveva provveduto a fare ricorso al Tar, con l’avvocato Giuseppe Sbisà. Ora, dopo un anno e mezzo appunto, la sentenza è servita. E se vogliamo ne contiene tre, di sentenze. Il ricorso - scrive il giudice Enzo Di Sciascio - è improcedibile nella parte in cui la Costiera Srl contesta i due pareri contrari del 2012, «dato che la ricorrente ha provveduto a sottoporre alla Soprintendenza un nuovo e diverso progetto». È poi inammissibile nella parte in cui viene reclamata la cosiddetta dichiarazione di «illegittimità intrinseca» delle motivazioni accompagnate all’ultimo diniego, «sembrando con ciò voler intendere che il collegio debba andare oltre l’annullamento degli specifici atti che esso ritiene illegittimi, il che non rientra nei suoi poteri». Già perché il Tar, alla fine, nella parte in cui lo ritiene fondato, accoglie il ricorso per questioni di metodo più che di merito. Il parere negativo dello scorso febbraio «si sostiene su ragioni ostative nuove e mai dedotte nel corso del procedimento». Tradotto: i motivi del “niet” sono sbucati nel “niet” e non sono stati invece oggetto di confronto preventivo, come vuole la legge sulla trasparenza amministrativa. Morale: il parere contrario sull’ultimo progetto presentato è nullo, e il Ministero viene condannato tra le altre cose a tirare fuori tremila euro di «spese e competenze giudiziali». E le casette? Ora tornano nelle mani del Comune, cui spetta come si diceva il decisivo permesso edilizio.

@PierRaub

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