Pipa e bastone attrazione unica: la statua di Saba a Trieste accerchiata dai turisti
Il monumento da poco ristrutturato è spesso ostaggio di famiglie con bambini che ci giocano. L’assessore Rossi: «Non metteremo transenne o telecamere, la sua bellezza è anche questo»

La pipa è sempre là. Resiste, almeno finora. Ma attorno a lei e al bastone bronzeo della statua di Umberto Saba si sta creando un fenomeno sociale per certi versi inedito. Il richiamo che i due accessori sono in grado di esercitare è conosciuto da tempo, tanto che per anni il poeta in via San Nicolò ne è rimasto sprovvisto a causa di ripetuti atti di vandalismo. Ma ora non sono più i vandali – o non solo loro – a minacciarne l’integrità. Bensì decine di persone, spesso turisti, ancor più spesso famiglie munite di bambini, che si divertono a giocarci, noncuranti dell’espressione “schiva” con cui li osserva Saba.
Chiariamo subito una cosa: non è l’atto in sé di farsi una fotografia abbracciati al poeta e nemmeno il “palpeggiamento” più o meno invasivo nei confronti della statua, a suscitare perplessità. Ma l’atteggiamento di insolenza che viene spesso esternato ai danni di quello che è pur sempre uno dei monumenti di Trieste. Atteggiamento involontario, ma comunque deleterio se sfocia in tentativi di aggrapparsi alla pipa, o di testare la solidità del bastone con qualche mossa ginnica.

Un fenomeno inedito
Perché un fenomeno inedito? In realtà, un tema simile era già stato sollevato per la statua di Gabriele D’Annunzio in piazza della Borsa. Tuttavia, anche in quel caso erano soprattutto gesti isolati (e politicamente connotati) a destare clamore. Qui invece la particolarità è duplice: da un lato, c’entra la crescita di turisti nel centro città, che di sicuro Saba non era abituato a osservare dal suo punto di vista privilegiato all’angolo fra via San Nicolò e via Dante.

Statua vulnerabile
Dall’altro lato, la statua di Saba è più vulnerabile proprio a causa della presenza di pipa e bastone, che contribuiscono a renderla unica nel suo genere ma anche più esposta a episodi del genere.
Così capita quasi quotidianamente di osservare stratagemmi nuovi con cui interfacciarsi alla statua. La quale, non meno di due settimane fa, è stata riconsegnata alla città nella sua interezza: equipaggiata di pipa e bastone, così come tirata a lucido nelle parti rimaste illese. Anzi, nell’occasione la saldatura di pipa e bastone è stata opportunamente rafforzata.

La prima è stata incollata anche al bavero del cappotto, oltreché avvitata a una barra di acciaio di cinque millimetri all’altezza del bocchino. Mentre il secondo è stato dotato di un’anima in acciaio da otto millimetri, che eccede rispetto al rivestimento in bronzo di circa dieci centimetri da entrambi i lati: è stato perfino applicato un tassello chimico cementizio per assicurare maggiore adesione all’asfalto.

La statua va goduta
Il Comune è convinto che questi accorgimenti basteranno a proteggere la statua. Ma, al di là dei fissaggi, si potrebbe fare qualcosa in merito al fenomeno di cui sopra? «Tante volte ci siamo chiesti se chiudere il monumento o meno», risponde l’assessore comunale alla Cultura Giorgio Rossi. «Ma la risposta che ci siamo dati è no. La statua va goduta». Al contrario, secondo l’assessore Rossi è proprio la «promiscuità» di Saba ad essere parte della sua bellezza. Se poi tutto ciò degrada in un «abuso» eccessivo della statua, dipende dal «buonsenso» di coloro che vi passano accanto.
Perciò niente cartelli d’avviso, o telecamere nei paraggi. Tantomeno l’ipotesi di circondare la statua con delle transenne, ipotesi alla quale l’assessore Rossi si dice «assolutamente contrario». Va da sé che se il fenomeno dovesse continuare o accentuarsi di qui ai prossimi mesi, bisognerà valutare la tenuta di pipa e bastone. L’appello al «buonsenso» lascia sempre qualche margine di incertezza. —
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