Pisapia rifiuta di auto sospendersi: «Ho sbagliato, ma decida il partito»

RONCHI DEI LEGIONARI. «Riconosco il mio errore. O, meglio, chiedo scusa se la mia presenza, che era a titolo squisitamente personale, ha dato fastidio a qualcuno. Ma non faccio nessun passo indietro. Mi rimetto alla volontà del partito e del mio gruppo consiliare, al quale farò pervenire, a breve, una memoria scritta. Sono comunque seccato da quello che appare come un isterismo giustizialista che, evidentemente, nasconde bel altro». Tirato più volte per la giacchetta, nominato ai piani bassi e alti del Pd, il capogruppo in Consiglio comunale di Ronchi dei Legionari, Francesco Pisapia, racconta la sua versione dei fatti e ciò che è avvenuto quel pomeriggio fatidico quando, a San Pier d’Isonzo, è andata in scena la presentazione del candidato sindaco, Riccardo Zandomeni.
«Sono stato invitato da Zandomeni - racconta - al quale sono legato da tre aspetti particolari. Il primo è che è nato il 12 giugno, proprio come me, il secondo è che siamo tutti e due ronchesi, il terzo è che, come me, condivide appieno la battaglia contro la fusione dei Comuni. In quell’occasione, davanti ad un uditorio che definirei bipartisan e tra i quali spiccavano l'attuale sindaco, Claudio Bignolin e l’assessore, Fausto Visintin, al quale tutti i presenti hanno rivolto un applauso per il lavoro fatto, ho svolto un intervento durato ben due minuti e mezzo, nel corso del quale non ho mai nominato il Pd, non ho mai coivolto il partito e i suoi esponenti e ho semplicemente augurato buona corsa a quello che ritengo un amico».
Zandomeni è il candidato sindaco che si contrappone a Franco Cristin, nome ufficiale del Pd e del centrosinistra. E così Pisapia è stato deferito, al termine di un’infuocata assemblea provinciale, al Comitato di garanzia e c’è stato chi, come il segretario provinciale, Marco Rossi, ha dichiarato senza mezzi termini che è fuori dal Pd. Il suo gesto, insomma, è stato stigmatizzato un po’ da tutti nel Pd (tranne dal sindaco ronchese Roberto Fontanot) compreso Enrico Gherghetta che invece difende i “ribelli” di Grado andati contro la candidatura ufficiale di Luciano Cicogna. «Nessuno dei piani alti, però - dice Pisapia - ha chiesto la mia versione. Né Rossi, né altri esponenti dell’Isontino o della segreteria regionale. L'unico confronto che ho avuto è stato con il segretario cittadino». Franco Miniussi, ricordiamolo, gli ha chiesto di autosospendersi. Di fare un passo indietro per non inasprire ulteriormente gli animi. Ma Pisapia non ci pensa nemmeno. «Rivolgo le mie scuse per il turbamento creato a seguito del mio intervento - spiega - ma ribadisco di non essere andato fuori dal solco, di non aver chiesto voti a nessuno, di non aver spostato alcun equilibrio, anche perché non penso, sinceramente, di avere una tale influenza nell’elettorato di San Pier d’Isonzo che saprà decidere su chi sarà il prossimo sindaco. Ma non credo proprio di essere entrato nella tana dell’ultradestra (l’accusa di Rossi, di Cristin e del segretario locale dem Frappani, ndr), visto che le liste presentate da Zandomeni abbracciano tutto il mondo civile, compreso anche quello del centrosinistra che ha affollato il locale dove si è tenuta la presentazione».
L’«accanimento», secondo Pisapia, nasconde altri intenti. «Mi sono molto esposto sul tema della fusione tra i tre Comuni - dice - e qualcuno ha sfruttato questa cosa creando polemiche e lanciando accuse infondate». Pisapia dunque non molla. O, meglio, non lo fa di sua spontanea volontà. «Scriverò a Rossi e al presidente Cattarini - aggiunge - al segretario Miniussi e al sindaco Fontanot, ribadendo che la verità sta tutta da un'altra parte. Poi mi rimetterò ad ogni decisione che verrà assunta».
@luca_perrino
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