«Poca attenzione per la donna molestata»

Quando si trattano casi di violenza sessuale e abuso su donne e minori sui media tutta l’attenzione passa dalla vittima al carnefice, che diventa esso stesso vittima. Si edulcorano i termini, stravolgendo la realtà: non è possibile che gli abusi si tramutino in “attenzioni” e che una tredicenne venga definita “giovane donna”. È, prima di tutto, una riflessione sui contenuti e sul linguaggio quella che giunge dal Centro antiviolenza (Goap) a proposito dei drammatici fatti di violenza accaduti a Santa Croce 17 anni fa e del loro tragico epilogo. «Anche in questo caso - dicono al Goap - si è tanto parlato delle reazioni di una chiesa scossa davanti al suicidio di un sacerdote e alla sua ammissione di colpevolezza, si è parlato di quelle che sono state le risposte di una comunità davanti a una sconvolgente rivelazione e a un tragico epilogo. Si è parlato molto meno proprio di lei, la vittima degli abusi. Una ragazzina coraggiosissima nella sua prima confessione all’allora vicario episcopale don Francesco Voncina. Una donna coraggiosissima, che nonostante l’assordante silenzio che aveva fatto seguito alla sua sofferta ammissione, a distanza di 17 anni, per timore che una sua giovane parente potesse rimanere vittima degli stessi abusi, ha scritto al vescovo per raccontare l’accaduto. Va ricordato che il suo caso, così come le reazioni che ha innescato, non fa storia a sé: avrebbe potuto accadere in qualsiasi altro luogo del mondo. «Per inquadrare la questione è necessario partire da alcuni dati – dice Patrizia Romito, psicologa e docente all’Università di Trieste, che da anni si occupa di violenza su donne e minori -. I casi di molestie sessuali su minori sono frequenti: il 20-25% delle bambine e il 5-10% dei bambini le subiscono. E nella maggioranza dei casi a esercitare violenza sono uomini che appartengono all’ambiente frequentato dai più piccoli e che si trovano in posizione d’autorità rispetto a questi bambini: l’insegnante, l’allenatore, il parroco. Sappiamo molto sugli abusi sessuali compiuti da preti su bambini, lo sappiamo da questo Papa, così come sappiamo che questi abusi, se non vengono fermati, si ripetono negli anni: non aver accolto la prima segnalazione di questa bambina è un fatto molto grave». Ma frequente, raccontano dal Goap: «La violenza sessuale contro i bambini si consuma spesso nel silenzio. In genere i minori si sentono in colpa e hanno paura di parlare, spesso c’è un’ingiunzione da parte dell’abusante al segreto, spesso non trovano ascolto e solidarietà nel mondo adulto. Quando tentano di fare delle timide rivelazioni non vengono creduti e prevale la necessità degli adulti di difendersi da una realtà troppo brutale per venir ascoltata. In questi casi il bambino si confronta con una grave delusione e senso di tradimento, sente vana la fatica fatta per parlare e si chiude nel silenzio». «Questa bambina, ormai donna, è stata davvero coraggiosissima – dice Romito -: nonostante non sia stata creduta quando ha svelato la verità da piccola, ci ha riprovato una seconda volta per proteggere un’altra bambina». «Diventa di fondamentale importanza però – dicono dal Goap - che questo gesto così faticoso, che riattiva una sofferenza, venga accolto con rispetto, e non delegittimato da un atteggiamento che tende a responsabilizzare la vittima e a decolpevolizzare l’abusante».
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