Ponterosso, altri guai Pietre sbagliate e collanti “deboli”

Ci si sono messe anche le ditte che hanno fornito i materiali a frenare i lavori per l’apertura del discusso ponte sul canale di Ponterosso.
A far tribolare gli operai e gli uffici comunali è arrivata una partita di lastre in pietra che non corrispondeva a quella ordinata da capitolato. Le lastre “incriminate” sono quelle che andranno a coprire la parte interna della camminata della passerella, quella calpestabile. Un tipo di rifinitura che riprende il colore e lo stile delle pietre che rifiniscono le sponde del canale. «Erano leggermente più alte, sbordavano e noi che stiamo facendo un lavoro millimetrico, che richiediamo per quest’opera la precisione – spiega l’architetto del Comune di Trieste Marina Cassin, che assieme ai colleghi Laura Visintin e Moreno Suzzi ha disegnato il ponte – le abbiamo naturalmente rimandate indietro. Ogni pezzo deve essere a misura e le ditte che non accettano di fare come da capitolato si vedono il materiale rispedito indietro».
«Sapevo che c’era stato un problema con le forniture ma non ne conosco i dettagli», conferma l’assessore comunale ai Lavori Pubblici Andrea Dapretto. In pratica, dopo aver sottoposto alla Sovrintendenza una serie di proposte per la pavimentazione in pietra della passerella, e dopo aver ricevuto da palazzo Economo l’agognato via libera, le pietre ordinate non corrispondevano a quelle recapitate dalla ditta scelta per le forniture. La passerella, realizzata dalle Officine Bertazzon, è stata costruita utilizzando acciaio Corten, inox e vetro strutturale.
«Ma il cantiere è stato bloccato per altri motivi, non per le pietre, semmai per i collanti», specifica Cassin. Arrivato infatti lo stock con le pietre corrette, non funzionavano e non facevano presa appunto i collanti che servano a fissarle al centro della passerella. «Temperature troppo basse, brutto tempo», avevano giustificato i tecnici. «Mi hanno spiegato che ora attraverso il riscaldamento delle colle probabilmente riusciranno a sistemare tutto», interviene Dapretto.
Ieri l’intera giornata è stata dedicata alle prove di carico per il collaudo del ponte. Intanto l’architetto Cassin ha spedito ai suoi colleghi dell’Area Lavori pubblici del Comune una lettera per spiegare e commentare l’«affaire» del ponte “corto”. «Chi meno sa più sa, – riferisce la professionista di aver scritto come incipit – e chi meno sa più può parlare». «Ho deciso di riassumere così le discussioni che hanno animato la questione del ponte, – afferma Cassin – spiegare a chi non è un tecnico e magari fa il panettiere la delicatezza del lavoro che stiamo facendo e le questioni tecniche che hanno contraddistinto l’iter, rischia di farci poi finire derisi sul web». Cassin giustifica così le ilarità girate su internet in merito alle dimensioni del ponte: «È un’opera sotto gli occhi di tutti, i triestini non vedono l’ora di poterci passare sopra, di poterlo attraversare e utilizzare. Per questo fanno pressione e si lamentano per i ritardi».
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LE PROVE DI CARICO DEL PONTE:
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