«Porto di Trieste, carenti strutture e gestione» Bmw e Maersk cancellano i treni

Fallito l’esperimento di far passare per lo scalo giuliano le componenti di auto dalla Germania alla Cina La denuncia di Rail traction company: tempi e costi insostenibili, i nostri clienti non ci stanno

La stroncatura rischia di essere epocale perché arriva da tre colossi mondiali, Maersk, Bmw e Kombiverkher, che per un attimo avevano creduto che per collegare il Far East al Centro Europa fosse meglio passare attraverso il porto di Trieste anziché attraverso quello di Bremerhaven: esattamente ciò che da anni vanno predicando tutti coloro che tentano vanamente di spingere lo scalo triestino. I test effettuati però sono falliti miseramente. Lo ha annunciato ieri con una nota non priva di acredine, Rail traction company, società di trazione ferroviaria che ha sede a Bolzano, ma che fa parte del Gruppo tedesco Kombiverkher, numero uno in Europa nell’ambito dei trasporti intermodali. «Rail traction company spa - sottolinea la società bolzanina - comunica con amarezza che il progetto avviato con Maersk, il maggior armatore a livello mondiale (si tratta del numero uno nell’ambito dei container), non è destinato a decollare. Nonostante l’impegno e l’ottimo operato delle società coinvolte, i convogli non saranno convertiti in treni regolari a causa dell’inefficienza della gestione delle manovre nel porto di Trieste, situazione contro la quale Rail traction company sta lottando da anni».

Il servizio, con partenza dalla città tedesca di Regensburg, doveva raggiungere con frequenza regolare il Molo Sesto, in concessione a Emt di Parisi Group, che in questo caso doveva agire da agente, in concomitanza con la partenza settimanale dal terminal container del Molo Settimo alla volta del Far East delle navi transocaniche del colosso danese Maersk che opera in joint venture con la francese Cma-Cgm, numero tre del settore. All’interno dei container, componenti di veicoli e in particolare automobili Bmw provenienti dalla fabbrica tedesca di Regensburg e diretti agli stabilimenti del gruppo bavarese in Estreno Oriente e in particolare in Cina dove le vetture vengono assemblate e vendute. «Intendevamo allestire due coppie di treni alla settimana per un carico annuale di 50mila tonnellate», ha fatto sapere l’ufficio commerciale di Rtc, aggiungendo però che il danno per Trieste va ben oltre questo dato perché «erano pronti a seguire la nuova rotta altri clienti soprattutto della Germania meridionale che però vi hanno subito rnunciato a causa di questi disservizi». La nota di Rtc entra nel dettaglio della questione con quella che senbra una bocciatura su tutta la linea: «La necessità di doversi avvalere di una doppia manovra e i costi troppo elevati per poter offrire al cliente finale un prodotto concorrenziale, le carenze infrastrutturali del porto e della stazione di Campo Marzio che non consentono di poter movimentare importabti quantitativi di merce sono solo alcune delle problematiche con le quali Rtc deve confrontarsi quotidianamente». «Speriamo che le autorità del porto di Trieste - conclude l’ad di Rtc, Harald Schmittner - intervengano presto per risolvere queste problematiche e per permettere a Trieste di posizionarsi sul mercato logistico come snodo importante per il traffico merci tra l’Europa e l’Oriente con evidenti vantaggi per l’economia dell’intera regione».

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