Infortunio sul piazzale del Porto di Monfalcone, operaio travolto da un sollevatore
L’addetto, un 41enne d Monfalcone, è stato portato a Cattinara. I sindacati chiedono il potenziamento dell’illuminazione

Tragedia sfiorata sabato sul piazzale di Portorosega, dove le lavorazioni nel tardo pomeriggio si sono in via temporanea interrotte a causa di un infortunio, avvenuto durante la movimentazione di coils, ovvero enormi bobine di lamiera del peso di 30 tonnellate, in una fase immediatamente successiva alle operazioni di sbarco dalla stiva.
Per cause al vaglio dei carabinieri un lavoratore ex articolo 17, occupato da circa sei anni nell’Impresa Alto Adriatico, dunque con una certa esperienza alle spalle, è stato travolto da un muletto in fase di manovra. Illeso il conducente del mezzo: un sollevatorista di Midsea, l’azienda per la quale il ferito, un 41enne monfalconese, stava nel frangente prestando servizio. Gli addetti ex articolo 17 sono infatti le uniche figure abilitate, durante i picchi operativi, a prestare lavoro temporaneo per conto dei concessionari, sul perimetro dello scalo.
Il portuale, a seguito delle lesioni riportate nell’impatto all’arto inferiore sinistro, è stato quindi elitrasportato a Cattinara, dove è rimasto 24 ore in osservazione, nel timore potesse aver subìto, a causa dell’urto, uno schiacciamento del calcagno, circostanza poi fortunatamente non riscontrata dal personale sanitario, subito intervenuto in porto. Tant’è che le operazioni s’erano lì momentaneamente sospese proprio per consentire i soccorsi.
L’uomo in definitiva se l’è cavata con un’ingessatura alla gamba, per via di due micro fratture. Non si trova in pericolo di vita e risulta ora dimesso dall’ospedale. Ma inizialmente, anche per dinamica infortunistica, l’episodio aveva fatto temere il peggio.
Il fatto è accaduto attorno alle 17, orario d’intervento al Lisert dell’equipaggio del Nucleo radiomobile della Compagnia Carabinieri di Monfalcone. Sono stati i militari a riscontrare che l’addetto era stato travolto, per cause ancora da accertare, da un muletto in fase di manovra, condotto da altro operaio.
La movimentazione di coils funziona a spanne così: una grossa gru preleva le maxi bobine dalla stiva e le poggia sulla banchina d’ormeggio dove poi un mezzo sollevatore le trasferisce nel punto del piazzale in cui vengono accumulate. Qui un addetto generico è chiamato a infilare alla base della pila – servizio svolto sabato proprio dal 41enne – materiale di fardaggio, cioè dei cunei. Per evitare spostamenti delle bobine circolari e dunque potenzialmente a rischio mobilità. È proprio nelle routinarie operazioni che s’è verificato il fatto, quando ormai il sole stava declinando sui piazzali. Di qui l’allarme dei sindacati, che con il segretario generale della Filt-Cgil, Saša Čulev, chiedono si adempia finalmente al «potenziamento dell’illuminazione di cui da sei anni si parla: non ci vorranno mica i ciclisti per alimentare i generatori, vero?», ironizza. Qualcosa si è mosso, ma «lo scalo necessità di maggior luce al tramonto e soprattutto vanno apposti gli “occhi di gatto”, per ben identificare le aree di transito dei mezzi e dei lavoratori: una distinzione è fondamentale per la sicurezza». Si tratta di segnaletica stradale arancione catarifrangente. «E in generale – aggiunge Čulev – tutta la viabilità interna va sistemata. È da tempo che lo invochiamo, al pari dei controlli».
«È andata bene, stavolta, ma non si vive di sola fortuna – commenta Marco Rebez della segreteria Uiltrasporti –: l’obiettivo è “Zero morti sul lavoro” ed è un peccato constatare che nonostante la grossa attività portata avanti dagli rls di sito purtroppo ancora non si riesca a conseguire il “rischio zero”».
Per Rebez l’incidente va inquadrato «nel periodo di intenso lavoro allo scalo», come pure nell’«assenza per 500 giorni di una presidenza, che non ha giovato». Pure Giulio Germani (Fit-Cisl) rileva l’incremento operativo come possibile fonte di insicurezza se non si tiene alta l’attenzione: «I mezzi che movimentano i materiali nei porti sono di per sé rischiosi, per caratteristiche intrinseche e a partire dalla loro stazza: per tale ragione peroriamo fino all’estremo la formazione dei lavoratori, affinché episodi come questo non accadano più». «Basta una disattenzione – conclude – e una vita viene messa a repentaglio. Cisl fa una lotta serrata, per esempio, ai doppi turni: se il lavoratore è stanco, può essere portato a sottovalutare un’insidia».
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