Prelievi ai servolani: «Valori nella norma»

Test dell’Azienda sanitaria su 68 residenti, nessuna concentrazione significativa di metalli nel sangue
Nessuno sforamento significativo nei valori di metalli pesanti nel sangue e di metaboliti di idrocarburi nelle urine. Nessun dato quindi che, per il momento, attesti nei servolani «un’importante esposizione a inquinanti ambientali» provocata dalla vicinanza della Ferriera. Sono le indicazioni emerse dai risultati delle analisi cliniche effettuate nel marzo scorso dall’Azienda sanitaria su un campione di 68 residenti. Analisi chieste a gran voce proprio dagli abitanti di Servola, decisi a dimostrare la pericolosità dello stabilimento e ad accertare la correlazione diretta tra l’attività siderurgica e i tanti problemi di salute accusati da parte della popolazione. Ma il verdetto degli esami non si è affatto rivelato in linea con le aspettative dei residenti.


Al contrario, ha finito per evidenziare parametri ampiamente nella media. «I dati - afferma senza giri di parole il direttore generale dell’Azienda, Franco Rotelli - sono sostanzialmente rassicuranti ed escludono allarmi». Lo studio, condotto dal Dipartimento di prevenzione dell’Ass in collaborazione con la Medicina del lavoro dell’Università e la cattedra d’Igiene ed epidemiologia di Udine, si è concentrato sulla presenza nel sangue di cadmio, piombo e manganese. Nel caso del primo metallo, tutti i residenti analizzati hanno riportato «livelli compresi nel range della normalità». Per quanto riguarda il piombo, soltanto un cittadino ha mostrato valori ematici leggermente alterati: 10,1 microgrammi per litro a fronte di un valore normale compreso tra 0.50 e 10. Quest’unico sforamento, precisa l’Azienda, va peraltro interpretato come valore «border line», ma senza significato patologico o di elevata esposizione di gruppo, dal momento che i livelli di tutti gli altri componenti del campione sono apparsi nella norma. Più complessa l’interpretazione dei dati relativi alla presenza di manganese nel sangue. Il 32% del campione (22 persone su 68) presenta infatti delle alterazioni.


Alterazioni comunque di lieve entità, tanto che il valore medio di concentrazione di manganese appare ugualmente nei limiti della norma. E non si può stabilire, al momento, se gli aumenti dipendano da fonti di inquinamento industriale. Sulle alterazioni, infatti, potrebbe aver pesato anche il traffico, una dieta ricca di questo metallo, alcuni farmaci, eventuali integratori o la composizione dell’acqua potabile. In ogni caso, rassicurano gli esperti, le alterazioni rilevate non sono in grado di causare danni alla popolazione. Sul fronte degli idrocarburi policiclici aromatici, infine, soltanto tre servolani hanno presentato delle alterazioni lievi nei livelli di idrossipirene urinario (un metabolita, cioè un «segnalatore» del benzoapirene ndr). Complessivamente il valore medio è risultato nei limiti della norma, pari a 0,20 microgrammi per grammo di creatinina, tanto da «poter escludere un’importante esposizione ambientale» nella popolazione esaminata.


I risultati dei prelievi, eseguiti al Maggiore e analizzati poi in un laboratorio di Brescia, saranno illustrati oggi e domani ai servolani nelle sedi del Distretto 3 dell’Ass in via Valmaura e via Puccini. A breve, inoltre, gli esiti verranno confrontati con quelli raccolti tra i residenti di altre aree della città, in modo da ottenere una valutazione di contesto più esaustiva e completa. In attesa del confronto, comunque, i servolani possono stare tranquilli. «Dallo studio emergono dati rassicuranti - commenta Franco Rotelli -. Dati che si riferiscono a un esame puntuale richiesto dalla popolazione su una questione altrettanto puntuale: accertare la presenza di metalli pesanti e idrossipirene urinario. E su questo punto specifico i risultati non sono né preoccupanti né allarmanti. Come nostra abitudine, comunque, non ci fermeremo qui, ma continueremo il lavoro allargando le analisi».

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