Presa di Gorizia, l’eroico assalto di Baruzzi

Nell'ufficio del sindaco di Gorizia fa bella mostra di sé un'antica medaglia d'oro. E' una medaglia d'oro al valore militare, e a farne dono al Comune è stato quello che probabilmente è il vero eroe di uno dei momenti più importanti di tutta la Grande Guerra. Per Gorizia, ma non solo. Il suo nome è Aurelio Baruzzi, e la sua storia è quella della "Presa di Gorizia" dell'agosto 1916. Baruzzi, romagnolo di Lugo come l'asso dell'aviazione Francesco Baracca, era appena diciannovenne quando prese parte con il grado di sottotenente alla sesta battaglia dell'Isonzo dell'agosto 1916, culminata con l'ingresso delle truppe italiane in città. E fu decisivo. Agendo anche senza il consenso dei suoi superiori, Baruzzi riuscì a prendere l'avamposto austriaco situato al riparo del sottopassaggio ferroviario di Piedimonte che oggi porta il suo nome.
Al comando appena di una manciata di uomini, il sottotenente romagnolo sorprese le sentinelle, entrò nel sottopasso e tenne in scacco in qualche modo tra coraggio, incoscienza e un po' di fortuna oltre 200 soldati nemici. Spianata la strada verso la città, Baruzzi guadò l'Isonzo ed entrò per primo in città con un drappello di uomini del "28° reggimento Pavia", issando la bandiera italiana, per la prima volta, sulla stazione ferroviaria. Ad un secolo di distanza racconta anche questa vicenda così particolare la mostra "1916 - La Presa di Gorizia - Il centenario", presentata ieri mattina in Municipio, che sarà inaugurata nel Castello di Gorizia lunedì 16 maggio per restare visitabile fino al 30 novembre. E' curata, con il sostegno della Fondazione Carigo, da Comune e Associazione Isonzo. «Si tratta di un evento estremamente importante, che ha tre significati - ha detto il sindaco Ettore Romoli, che ha parlato assieme al presidente dell'associazione Isonzo Bruno Pascoli e alla direttrice del castello Emanuela Uccello -: ribadire la vocazione culturale e turistica della città, onorare il sacrificio di tanti uomini, da ambo gli schieramenti, su queste terre, e ricordare il momento in cui Gorizia è diventata italiana. Il tutto grazie all'associazione Isonzo, che è un gruppo di persone competenti ed appassionate». Diverse le sezioni che compongono l'esposizione: una descrive i fatti bellici, dai preparativi della battaglia alla presa della città, con il supporto di abbondante materiale fotografico, una è dedicata alla figura di Aurelio Baruzzi, ed un'altra a quella di Vittorio Locchi, letterato autore dell'iconica "La sagra di Santa Gorizia". Ancora, un ampio approfondimento è dedicato alla propaganda e alla comunicazione dell'evento bellico, su stampa, cartoline, periodici, ed un'altra sezione racconta gli artisti, italiani e austriaci, che illustrarono nelle loro opere la battaglia per Gorizia. La chiusura, invece, è riservata alla morte dell'imperatore Francesco Giuseppe, avvenuta il 21 novembre 1916 e destinata, di fatto, a segnare la chiusura di un'epoca.
Marco Bisiach
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