«Prigioniera in casa» Medico perseguitata da un suo inquilino

Debora Bonazza racconta l’incubo che sta vivendo da mesi: «Sono stata aggredita, ma nessuno sembra possa fare niente»
Di Fabio Dorigo

L’inquilino non è del terzo piano. Sta al secondo. Ma l’incubo che sta vivendo Deborah Bonazza, 35 anni, non è molto diverso da quello del film di Roman Polanski o di “Inserzione pericolosa” di Barbet Schroeder. Lei, medico all’Ospedale di Cattinara (dove presta servizio come antomo-patologa), madre di due bambine (una di due anni e l’altra di dieci), è l’affittacamere di una villetta bifamiliare di via Antonio Leonardis sotto Altura. L’inquilino, del quale omettiamo il nome, ha 53 anni ed è originario di Aviano (Pordenone). Lei ora vive praticamente prigioniera nella sua villetta (privata delle due bambine affidate ai rispettivi padri), mentre l’inquilino incensurato continua nei suoi “atti persecutori”. Un vero incubo.

Tutto ha inizio da un annuncio pubblicato sul Mercatino nell’estate scorso. «Ho messo un’inserzione sul Mercatino. Di solito affitto a camera il piano sopra la mia villetta bifamiliare» racconta Deborah. Si tratta di una camera con uso dell’angolo cottura. «Devo affittarla per far quadrare meglio i conti. Essendo accatastata come seconda casa ho delle spese notevoli. Vivo da sola con le mie due bambine dal 2006» racconta il medico. All’inserzione risponde un signore di 53 anni di Pordenone. «Sembrava una persona a posto. All’inizio ci siamo sentiti per telefono: mi ha detto che era in pensione, che aveva lavorato per le Poste, che gli piaceva molto Trieste. Poi ci siamo visti e abbiamo stipulato un contratto per 18 mesi a partire dal primo settembre». Nulla, proprio nulla, faceva presagire l’inquilino che poi si è rivelato un incubo. «Era una persona un po’ particolare. Molto naif. Capello lungo, bianco. Ma nient’altro. Inoltre fino a gennaio ha pagato regolarmente l’affitto». A dicembre iniziano i primi problemi. «A inizio mese ha cominciato a essere molto molesto nei miei confronti. Con la frequenza quasi quotidiana si presentava davanti alla porta di casa mia, con scuse banali (vuoi assaggiare la pasta che ho preparato, ti ho preso i biscotti, i cioccolatini, le castagne, una bottiglia di vino,), a volte bussando anche con insistenza, svegliando le bambine. Di fronte ai miei rifiuti era diventato molto molesto. Da li io sono diventata molto secca nella risposte (“Mi stai disturbando”, “Non ho tempo”, “Vai via”) e anche sgarbata di fronte alla sua insistenza» aggiunge Deborah. «Alla fine è peggiorato. Ha cominciato a fare casino di notte. Alzava di proposito il volume della musica, sbatteva le porte. Non ha mai palesato un approccio sessuale nei miei confronti, ma credo che quello fosse il suo intento. Attirava. inoltre, la mia attenzione lanciando cibo per animali dalla finestra della cucina del suo appartamento, sul mio davanzale». Le stranezze dell’inquilino hanno hanno spaventato le due figlie di Deborah. «A Natale la più grande ha mostrato di essere spaventata e non ha più voluto dormire da sola nella sua stanza. Mentre la più piccola piangeva in continuazione. Entrambe venivano svegliate di notte dai suoi rumori». Un vero incubo. Fino all’episodio dell’aggressione violenta dell’inquilino di cui riferiamo a parte (così come ricostruito nella denuncia ai Carabinieri).

«Dopo l’episodio di violenza dell’11 febbraio ho deciso che deve finire questa storia. Ha denunciato la cosa alla polizia e ai carabinieri. Sono andata al Pronto soccorso. Sono andata al Goap (il centro antiviolenza di Trieste). Mi sono rivolto alla magistratura. Ho preso un avvocato. Ho iniziato tutta la procedura per risolvere questo problema - spiega l’anatomo-patologa di Cattinara -. Ma non è successo niente. Sono rimasta colpita dall’abbandono totale in cui mi sono trovata. Tutti mi dicono non si può fare nulla. E non ci posso credere». Un senso di frustrazione e di impotenza che lascia senza parole. Lei, vittima da mesi vittima di questa persecuzione, non riesce a uscire dall’incubo: «Con un contatto di affitto di 18 mesi sembra non si possa fare nulla. A meno di un’aggressione grave con una prognosi di almeno 15 giorni. Serve una prognosi di questo tipo per allontanarlo. Assurdo. Serve una gamba rotta o un viso demolito». Altro che prevenzione. Altro che campanelli di allarme da non sottovalutare come suggerisce qualcuno. A lei non è rimasto che rivolgersi a un avvocato e avviare una procedura di sfratto per morosità. Prima appuntamento il 24 marzo in tribunale (oppure il 14 nel caso di rito abbreviato). L’affittuario per fortuna non paga l’affitto da gennaio. «Ma il problema non è la morosità. È di un’altra natura» aggiunge il medico.

«Le forze dell’ordine sono intervenute, ma mi hanno detto che non potevano fare niente finchè non succedeva qualcos’altro di più grave - continua Deborah -. E io mi chiedo: cosa altro deve ancora succedere per portarlo via?». Domanda retorica. «Tutti mi hanno dato la stessa risposta: non c’è niente da fare, solo aspettare. Avviare la procedura di sfratto e attendere. Attendere. Mi dicono: “Fino a che non scade il contratto di 18 mesi te lo tieni, Nel frattempo ho dovuto allontanare da casa le mie due bambine. Non c’era altro modo per tutelarle. Sono costretta a vivere ormai tipo campeggio. Ospito delle persona perché ho paura a stare a casa sola. Non avendo un compagno, ospito colleghi, amiche in maniere da sopportare la situazione. Rimando lì a difesa della mia casa, perché non prenda fuoco, venga allagata o magari salti per aria». Deborah è costretta a vivere lì a presidio della sua casa separata dalla sue figlie. «Per me è incomprensibile il fatto che nessuno si muova davanti a un evento del genere. Per cose molto più irrilevanti succede un pandemonio. Non riesco a crederci che non si possa fare niente».

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