Prima di morire parcheggia il camion e evita incidenti

È morto al volante. È morto trasportando un carico di bottiglie, l’ultimo di una quarantennale carriera di valente autostrasportatore. Ma il suo ultimo atto è stato quasi eroico. Colpito da un infarto mentre era alla guida del suo mastodonte, è riuscito a parcheggiare il mezzo pesante in una piazzola di sosta, evitando possibili (e rovinosi) incidenti. È riuscito a mantenersi freddo e lucido sino all’ultimo. Poi, una volta completata la manovra, si è accasciato e per lui non c’è stato più nulla da fare.
Sì, sono questi i fotogrammi dell’improvviso decesso di Eugenio Plesnicar, 66 anni, uno degli ultimi rappresentanti di una categoria (quella degli autotrasportatori) che negli ultimi anni ha sofferto le pene dell’inferno e non è riuscita più a cavalcare le onde della crisi. Plesnicar era in pensione ormai da otto anni ma aveva i camion nel sangue: tant’è che ha continuato a svolgere sino all’ultimo servizi di autotrasporto per conto della “Goriziana”, ditta di proprietà del fratello Simon. Ed è con questo spirito che ha affrontato anche il suo ultimo viaggio.

«Mio padre stava trasportando un carico di bottiglie a Bergamo. Stava percorrendo l’autostrada A4, un’arteria - spiega il figlio Alex - che aveva utilizzato un’infinità di volte. Arrivato all’altezza di Martellago, in provincia di Venezia, si è sentito male mentre era al volante. Erano le 3.20 quando il camion si è fermato: nonostante fosse in preda a un infarto fulminante, è riuscito a parcheggiare il mezzo nella corsia di emergenza».
A quel punto, in preda a dolori fortissimi, è uscito e ha chiesto aiuto ad alcuni operai che stavano lavorando lungo l’autostrada A4. «Sono stati loro - prosegue nel racconto il figlio Alex - a fornire i primi soccorsi a mio padre. Poi, tempestivamente, sono arrivati i soccorsi ma per lui, ormai, non c’era più nulla da fare. La morte è sopraggiunta alle 3.56». Da sottolineare la grande lucidità che Eugenio ha dimostrato sino all’ultimo respiro. Per evitare incidenti, per evitare di coinvolgere altre persone che in quel momento viaggiavano in autostrada, ha parcheggiato il mezzo. «Del resto, mio padre aveva al suo attivo 43 anni di guida: i motori erano stati la sua passione, sin da ragazzino. Aveva iniziato a lavorare come antennista, poi divenne apprezzato meccanico alla “Goriziana”. Successivamente, aprì l’azienda di autotrasporti che portava il suo nome. Era un conducente affidabile ed esperto: ancora oggi, a 66 anni suonati, in molti chiedevano espressamente il suo servizio perché ne apprezzavano l’esperienza e la precisione - racconta ancora il figlio Alex -. L’infarto è stato un fulmine a ciel sereno: mio papà non era cardiopatico e si era sottoposto di recente alle visite della commissione medica per la patente. Tutto era andato alla perfezione. Nessun problema».
La data dei funerali non è stata ancora stabilita. Plesnicar lascia la moglie Miriam, i figli Alex e Jurij, il nipotino Sasa, la nuora Chiara.
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