Prima la piazzetta Francesco Giuseppe adesso sventola la bandiera del 1912

Luca Perrino / RONCHI
Tre anni fa l’intitolazione di una nuova piazza a Francesco Giuseppe I; oggi l’esposizione sulla facciata del municipio della bandiera che ricorda l’elevazione di Ronchi, nel 1912, a borgata. Nel mezzo le ricorrenti polemiche sui Legionari di D’Annunzio, le periodiche richieste di mutare il nome in Ronchi dei Partigiani, le promesse non mantenute di rendere visibile la targa che ricorda l’arresto di Guglielmo Oberdan. Tra vivacità culturale, nostalgia e attaccamento alla tradizione quella che sventola da alcuni giorni sul terrazzo del palazzo municipale di Ronchi non è una bandiera comune. Bisogna fare un tuffo nel passato per scoprire le sue origini aprendo lo scrigno della storia cittadina. Ed è proprio questo che sta alla base dell'operazione voluta dal sindaco, Livio Vecchiet, impegnato a far conoscere i simboli della comunità.
Ronchi (non ancora dei Legionari: lo diverrà con un Regio decreto del 2 novembre 1925), nel 1850, divenne comune autonomo e nei cinquant'anni successivi attuò significative ed evidenti modifiche, sia dell'assetto urbanistico, sia nell'organizzazione delle attività amministrative. Nacquero industrie, l'agricoltura fece notevoli passi avanti e lungimirante fu la politica cittadina. Tutto ciò non passò inosservato al governo austriaco che, nel 1888, aveva effettuato un'analisi statistica ed anagrafica per individuare i luoghi che potevano fregiarsi del titolo di borgata, sinonimo di cittadina. Il podestà di allora, Alessandro Blasig, nel 1909 venne eletto deputato nella Dieta provinciale e la sua opera fu determinante. Nella primavera del 1912 la sede comunale venne spostata nel più grande edificio prospiciente la piazza Nuova, che aveva ospitato fino ad allora la scuola popolare. Proprio in quei mesi il pittore Carlo Wostry venne a Ronchi per eseguire un grande ritratto, olio su tela, del podestà Alessandro, che compiva 57 anni. Alla fine di giugno, il 27, arrivò da Trieste l'attesa bella notizia e cioè che l'Imperatore aveva deciso di elevare Ronchi a borgata. Quella fu un'estate di grandi avvenimenti, di omaggi, di riconoscimenti, di acclamazioni, di pergamene dipinte da miniaturisti di valore, di inni alla borgata scritti e musicati per l'occasione.
Il 27 luglio, 25° anniversario dell'elezione di Alessandro Blasig a podestà, gli venne donata dai concittadini, in preziosa custodia in pelle con monogramma e stemma comunale in metallo dorato e smalti colorati, una serie di 10 pergamene con le firme di tutte le autorità civili e religiose della Provincia e quelle di più di 600 capifamiglia ronchesi. Arrivò lo stemma ufficiale, furono stampati cartoline e francobolli commemorativi. In una di queste stampe ecco apparire la bandiera bianca, con lo stemma nel mezzo e l'orlo dipinto di rosso che da qualche giorno sventola sul palazzo municipale. Poi la Prima guerra mondiale, la vittoria italiana e il dissolvimento dell'Impero austroungarico di cui Ronchi faceva parte.
«Questa è parte della nostra storia – ha spiegato il primo cittadino – che va conosciuta e condivisa e che deve essere lo sprone per il nostro domani». Una storia che ha radici ancor più profonde. La cittadina, infatti, viene citata per la prima volta nella donazione del 967 d.C. dell'imperatore Ottone I a favore del Patriarca di Aquileia, sotto la cui giurisdizione rimarrà fino al 1420. A seguito della sua collocazione geografica, è stata costretta a subire diverse dominazioni, che sono iniziate con il declino dell’Impero Romano, con le invasioni barbariche, la Repubblica di Venezia, l'impero austroungarico a cui sono seguite diverse dominazioni sino a giungere ai giorni nostri. —
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