Prime due testimonianze sul caso-Barbina

Hanno risposto alle domande del pm in merito ai fascicoli e il ruolo dell’attuale direttore del Crua
Bonaventura Monfalcone-20.04.2015 Dott. Paolo Barbina e Crua-Ospedale-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-20.04.2015 Dott. Paolo Barbina e Crua-Ospedale-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Non aprite quell’armadio. L’armadio non è quello immaginato dal regista Bob Dahlin, ma più semplicemente l’archivio dei dossier delle morti causate da mesotelioma custoditi - per usare un eufemismo - in una stanza della sede del cosiddetto Socpsal, la struttura dell’allora Ass isontina che si occupava di malattie professionali. E il mesotelioma è la malattia professionale per eccellenza; si traduce: morte per amianto. Quei fascicoli - periodo aprile 2009-giugno 2012 - giacevano negli scaffali anziché essere inviati alla Procura della Repubblica di Gorizia sulla base del cosiddetto protocollo De Idda. Responsabile della giacenza non conforme alle regole è ritenuto il dottor Paolo Barbina - oggi direttore del Crua - che all’epoca dai fatti contestatigli dalla Procura, omessa denuncia, era il capo del Socpsal.

Nella prima udienza del processo al Tribunale di Gorizia hanno deposto due colleghe, sottoposte, di Barbina, entrambe medici legali: Claudia Cardella e Antonella De Toni.

Claudia Cardella: «I casi ce li assegnava Barbina. Non sapevo quello che era successo a monte. Quando è subentrato al dottor Barbina, il dottor Cavallini ci ha chiesto di fare il punto della situazione delle pratiche aperte e arretrate. In quel contesto abbiamo notato la giacenza nell’armadio dei fascicoli relativi ai decessi del mesotelioma». Domanda del pm Maltomini: «Erano fascicoli attivi o messi da parte?». Risposta di Cardella: «Penso che non erano attivi». Cardella ha portato a termine la deposizione con molta fatica. Anche Antonella De Toni ha confermato che i fascicoli del mesotelioma sono spuntati dopo la partenza di Barbina. «Avevamo un notevole lavoro corrente, non c’era certo tempo per controllare gli archivi. A quanto ne so la direttiva De Idda è sempre stata rispettata». La direttiva De Idda è quel protocollo per cui tutte le pratiche relative a decessi dovuti a sospetta malattie professionali vengono inviate alla Procura di Gorizia. «Il problema vero è l’intromissione della Procura nell’organizzazione di lavoro dell’Ass Isontina», ha ripetuto più volte l’avvocato Riccardo Cattarini, difensore di Barbina.

Il processo, che è appena agli inizi, riflette in ogni caso la “notte della Repubblica” sulle morti per amianto nel Monfalconese. Primo processo avviato nel 2009; in precedenza decine e decine di morti senza giustizia (r.c.)

Riproduzione riservata © Il Piccolo