Produttori di marijuana: 70 piante coltivate in casa

Dietro la porta d’ingresso di un appartamento in via San Vito si nascondeva una fabbrica di marijuana. L'appartamento era stato trasformato dalla coppia in un microcosmo tropicale ad alta tecnologia per la coltivazione della droga: lunghe file di vasi con piante alte più di un metro
Dietro la porta d’ingresso di quello che pareva essere un normalissimo appartamento in mezzo a tanti altri, abitato da due sposi dal curriculum penale immacolato, si nascondeva una fabbrica di marijuana senza precedenti.


Il focolare domestico, infatti, era stato trasformato dalla coppia in un microcosmo tropicale ad alta tecnologia per la coltivazione della droga: diffusori per irrigazione a ciclo continuo, vasche idroponiche un po’ come quelle che si vedono nelle astronavi dei film di fantascienza, e poi ventole per l’aerazione, idrotermometri per controllare che umidità e temperatura fossero sempre elevate, lampade puntate su lunghe file di vasi da cui si sviluppavano piante alte anche più di un metro.


Uno scenario, intriso di odori che si possono soltanto immaginare, che ha lasciato di stucco gli stessi uomini della Squadra mobile della Questura quando si sono presentati in questo appartamento di via San Vito 6/1, nell’omonimo rione, per una perquisizione nata dall’incrocio di sospetti precisi e indagini a più ampio spettro sul nuovo fenomeno della produzione di marijuana in casa. A finire in manette, spediti al Coroneo, sono stati così la trentottenne Monica Cassotta e il marito Ervin Velagic, un anno più di lei, originario della Bosnia e cittadino italiano acquisito per matrimonio.


Quando i poliziotti, al mattino, hanno bussato alla loro porta si sono accorti che dalla finestra della stessa abitazione erano cominciate a volare delle piante. Quattordici, per l’esattezza, alte tra gli 80 centimetri e il metro e 20, sarebbero state poi recuperate sui tetti delle case circostanti con l’aiuto dei pompieri. Ma è stato oltre quella porta che la scoperta si è fatta clamorosa. L’appartamento era caldo, umido, zeppo di lampade e tendine con le quali erano state ricavate quattro serre: una prima nel corridoio, una seconda in un ampio armadio dentro la camera da letto e le altre due nel soggiorno.


Alla fine della perquisizione gli uomini della Questura hanno sequestrato settanta piante, bilancini di precisione, cinquemila euro in contanti e cinque chili di marijuana, di cui tre di ”erba” fresca e due di prodotto già essiccato, conservato nel freezer. I test sullo stupefacente rinvenuto - come hanno riferito ieri il capo e il vice della Mobile Mario Bo e Leonardo Boido - hanno rivelato un elevato tasso di Thc, il principio attivo. Segno che la droga coltivata in via San Vito era di alta qualità. E che i due sposi ci sapevano fare eccome.


«Dal genere di attrezzature, costose e sofisticate, di cui erano in possesso - ha puntualizzato ancora Bo - abbiamo capito che si trattava di un’attività che gestivano da mesi, forse da anni, con investimenti importanti, e che rendeva loro molto bene». Imprenditori della marijuana, insomma, di certo non microspacciatori del mercato al dettaglio, dove un grammo di ”erba” costa all’incirca dieci euro. Ma se questa secondo gli investigatori della Polizia era la loro «principale attività di sostentamento», che mestiere facevano ufficialmente? Il marito era inoccupato, a carico della donna, che di professione è commerciante.


Non di vestiti o di alimentari, ma proprio di prodotti per la coltivazione delle piante. Monica Cassotta infatti risulta titolare di GreenTaste, il negozio di via Madonnina dove è in vendita - come recita una pagina web che promuove l’esercizio commerciale - «una grande varietà di fertilizzanti biologici e minerali, sistemi idroponici, propagatori, sistemi d’illuminazione artificiale, dark room e accessori di ogni tipo. Per gli amanti del genere ci sono i semi da collezionismo delle migliori marche con i cataloghi che ne descrivono le caratteristiche, libri di coltivazione per gli appassionati. Un piccolo spazio è dedicato agli articoli per fumatori».


E sulla porta d’ingresso si scorge pure un adesivo col simbolo della marijuana. Uno di quei negozi - annotano ancora dalla Questura - dove si possono trovare le cosiddette ”smart-drugs”, le droghe non illegali perché a bassissimo principio attivo, sotto la soglia di legge. Compresi i semi della Cannabis.

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