Progetto 3000, il giudice decreta il fallimento

TRIESTE. È fallita la “Progetto 3000”. A portare i libri in Tribunale è stato nei ieri mattina Lorenzo Dagri, ormai di fatto ex amministratore della concessionaria Renault, Nissan e Kia, con succursali a Staranzano e Cervignano.
Lo ha fatto di fronte all’impossibilità di definire un accordo per gli esodi tra la Autonord Fioretto di Udine (che aveva manifestato la volontà di acquisire l’azienda con un contratto di affitto) e i 70 dipendenti delle tre sedi. Poche ore dopo Dagri assieme al suo consulente, l’avvocato Ciro Carano, ha portato i libri in Tribunale e ha ceduto.
A mezzogiorno il giudice Giovanni Sansone ha decretato il fallimento della società affidando i beni della “Progetto 3000” al curatore Enrico Guglielmucci. Il commercialista (lo stesso che ha gestito il crac della Lucioli e della Alikè) dovrà in breve tempo definire con precisione lo stato passivo della società di commercializzazione dei marchi Renault Nissan e Kia a Trieste, Staranzano e Cervignano e nel contempo verificare l’entità dei beni in disponibilità.
Ma soprattutto dovrà, seppur provvisoriamente, gestire l’azienda con ampio mandato evitando in tutti i modi l’eventualità di una chiusura e quindi la perdita di tutta la clientela che è il bene principale. Perchè questo comporterebbe il crollo immediato del valore e quindi crescerebbero a dismisura le difficoltà per la successiva vendita ad altri imprenditori eventualmente interessati. I tecnici paragonano situazioni di questo tipo a un cubetto di ghiaccio, che se rimane in freezer mantiene le proprie caratteristiche, se invece viene spostato diventa liquido.
È evidente che per la “Progetto 3000” si aprirà un nuovo fronte occupazionale. Perché il curatore Guglielmucci dovrà necessariamente ottimizzare i costi della società in difficoltà. L’obiettivo nel breve termine sarà quello di ottenere profitti pari all’entità delle spese di gestione. Al momento il passivo ammonta a oltre 5 milioni di euro. Crediti da parte delle banche.
Per il curatore non sarà facile. Dovrà convincere a dare fiducia la Renault, la Nissan e la Kia. Perché in caso di fallimento della concessionaria le case madri hanno carta bianca per la rescissione dei rispettivi mandati. E se lo facessero, svuotando i magazzini ricambi e il seppur ridotto parco delle vetture in vendita, la fine sarebbe assicurata. Se l’avvocato Guglielmucci riuscirà a superare questo scoglio la “Progetto 3000”, seppur artificialmente, potrà sopravvivere, in attesa di tempi migliori. «Portare i libri in Tribunale è stata una scelta obbligata», ha dichiarato ieri pomeriggio l’ex amministratore Lorenzo Dagri.
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