Prorogato il blocco degli sfratti Proprietari edilizi in difficoltà

La proroga fino al 30 giugno prossimo del blocco degli sfratti innesca la rivolta del dei piccoli proprietari immobiliari di Trieste. Un “esercito” di centinaia di persone che possiedono appartamenti o fori commerciali e che con i canoni di quegli immobili ci campano e che appunto, in assenza di quegli introiti, si trovano a loro volta a pagare mutui o sostenere altre spese. Da mesi la segreteria dell'Associazione della Proprietà edilizia (Ape) e gli studi legali triestini sono bombardati da richieste d’aiuto da parte, appunto, di piccoli proprietari immobiliari in difficoltà. Anche perché, nonostante il mancato incasso dei canoni, sono comunque tenuti comunque a pagare l'Imu, le tasse sulla locazione anche se non percepita, e le spese condominiali degli affittuari che non pagano.
Il blocco degli sfratti, – introdotto dal decreto Cura Italia e prorogato lo scorso dicembre per altri sei mesi con il Milleproroghe – si presta dunque ad una doppia interpretazione: da un lato consente di tirare un sospiro di sollievo a chi, specie a causa dell’emergenza sanitaria, si trova ora impossibilitato a pagare l’affitto di casa; dall’altro, però, mette in crisi chi, proprio a causa dei mancati versamenti degli affitti, viene trascinato a sua volta in seria difficoltà. Perché se è vero che i grandi proprietari immobiliari riescono a far fronte a mesi di arretrati, è altrettanto vero che i piccoli navigano in acque decisamente meno tranquille. «Il problema, – spiega l’avvocato Maurizio De Angelis, presidente Ape di Trieste che aderisce a Confedilizia – è che il blocco non ha sospeso solo le esecuzioni legate alla situazione emergenziale, ma anche quelle derivanti da morosità antecedenti allo scoppio della pandemia, e che nulla hanno a che vedere con la crisi attuale». Rientrano in questo gruppo, ad esempio, diverse convalide di sfratto datate 2019 e bloccate poi nel 2020 ad un passo dalla notifica. Così, se da un lato il provvedimento del governo tende certamente la mano a chi non riesce a far fronte ai canoni perché ha perso il lavoro, è finito in cassa integrazione o ha un esercizio pubblico o una palestra obbligati alla chiusura, dall’altro, sempre secondo l’Ape, avvantaggia anche i “furbetti” dell’affitto, che approfittano delle lungaggini burocratiche per vivere gratis in case altrui. «Non c’è stata tutela della proprietà, – sostiene De Angelis – preferendo un provvedimento generalizzato che non prende in considerazione le specifiche situazioni».
Nel calderone sono finiti anche casi con inquilini scappati senza preavviso lasciando mesi di arretrati, e proprietari che comunque non riescono a prendere possesso dell'immobile seppur vuoto, causa il blocco dello sfratto. Paradossi, che per mesi non vedranno via d’uscita. «Visto che si è deciso di generalizzare, serviva garantire dei ristori per chi ha necessità di quei canoni», sottolinea il presidente.
«Molti piccoli proprietari non sono più in grado di sopportare questa situazione - testimonia l'avvocato Anna Fast, presidente della Camera civile di Trieste e per molti anni presidente di Ape -. Il provvedimento avrebbe avuto una sua ragionevolezza e una logica se non avessero incluso nel blocco le situazioni preesistenti, e non legate quindi alla pandemia». Secondo Fast, quando verrà tolto il blocco agli sfratti «sarà un disastro: gli ufficiali giudiziari non avranno mani per gestire tutte le esecuzioni. Quello che va riconosciuto è che il Tribunale di Trieste, così come molti altri in Italia, ha convalidato le sentenze pregresse al blocco ma per quelle da marzo in poi ha valutato la situazione di reale difficoltà del locatario. —
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