Protesi al ginocchio, morì dopo 7 settimane Non è stata l’infezione

Il triestino Guerrino Fili era stato poi trasferito a Cattinara Il medico: negativi gli esami specifici. In sei a processo 

Era stato operato il 7 febbraio 2013 all’ospedale San Polo di Monfalcone per una protesi al ginocchio, il 30 marzo il decesso all’ospedale di Cattinara. Nel processo per fare chiarezza sulla morte del 72enne triestino Guerrino Fili, davanti al giudice monocratico Marcello Coppari, ha testimoniato il medico internista e infettivologo Paolo Della Loggia che aveva prescritto una cura antibiotica sistemica al paziente nel momento in cui era stato trasferito da Ortopedia a Medicina.

Un aspetto è emerso con evidenza: l’infezione non era stata confermata dalle analisi. L’uomo era stato operato nel reparto all’epoca diretto da Vincenzo Alecci, a processo insieme all’intera equipe di Ortopedia: Roberto Toscano, Giorgio Saggin, Maurizio Valente, Marina Crucil e Matteo Minerva. Ai medici viene contestato l’omicidio colposo in cooperazione.

Gli esami di emocoltura e urinocoltura ai quali era stato sottoposto il paziente dopo l’intervento al fine di accertare l’infezione avevano dato esito negativo. Lo ha riferito l’infettivologo che, come ha spiegato, dopo aver visionato la cartella clinica aveva disposto la super-cura antibiotica. Ciò sulla scorta della visita del paziente, nonché degli esami e delle valutazioni eseguiti dai colleghi, in vista del trasferimento in Medicina. Una precauzione al fine di garantire una generale copertura che aveva determinato almeno un iniziale miglioramento nel paziente. Salvo poi, ha aggiunto il teste, intervenire un peggioramento, tanto da rendere necessario il trasferimento del 72enne in Terapia intensiva al San Polo e poi a Cattinara.

Eppure, ha voluto approfondire l’avvocato Franco Ferletic difensore di Alecci, gli esiti dell’emocultura e dell’urinocoltura erano risultati negativi, producendo la relativa documentazione. Riconosciuta dal teste, che comunque ha spiegato come gli esiti fossero giunti successivamente alla sua visita al paziente. L’avvocato Ferletic ha insistito passando in rassegna la documentazione sanitaria. Dalla cartella clinica proveniente da Ortopedia, ha argomentato il legale, risultava che l’anziano era già stato sottoposto ad un trattamento antibiotico, sia il giorno corrispondente all’intervento di protesi che per i tre giorni successivi. Eppure il medico infettivologo non lo aveva rilevato nel suo “report”. Il dottor Della Loggia ha tuttavia affermato che si poteva trattare piuttosto della profilassi operatoria praticata prima dell’intervento per evitare problemi durante l’operazione e prolungata, comunque diversa rispetto alla terapia che aveva suggerito e disposto. Sta di fatto che, ha sempre spiegato il teste, secondo la sua valutazione il paziente aveva in corso una sepsi severa, avendo tuttavia annotato errori, come ad esempio aver indicato la gamba destra anziché la sinistra, ha rilevato il legale. —

La.Bo.



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