Prova di forza serba Belgrado si prepara a una maxi-manovra in “stile Putin”

Soldati e armi in campo per i 100 anni dalla Grande guerra Vučić: verificheremo di cosa è capace il nostro esercito

BELGRADO Guarda all’Ue, obiettivo-chiave. Ammicca alla Cina, per attirare investimenti. Ma continua a “copiare” Mosca, anche in campo militare. Lo fa con grandi manovre militari che potrebbero far storcere più di qualche naso a chi teme eserciti nuovamente potenti, in una regione come i Balcani. È la Serbia, che si sta preparando a una “mega-esercitazione” per celebrare il centesimo anniversario della fine della Grande Guerra.

L’idea iniziale - così era trapelato nelle scorse settimane - era quella di una parata militare nel centro di Belgrado, con Putin quale ospite d’onore, come nel 2014. Belgrado avrebbe però cambiato idea e starebbe già lavorando a una sorta di “Vostok 2018” in salsa balcanica, per mettere in scena in Serbia qualcosa di simile alle massicce manovre da poco osservate in Russia.

Che tutto vada in questa direzione lo ha rivelato una fonte affidabile: lo stesso presidente serbo, Aleksandar Vučić. Con alta probabilità «non propenderemo per la parata» perché non ha senso «ridipingere cento carri armati e sfilare per le strade» della capitale, ha spiegato. Molto meglio, invece, «grandi manovre». Per verificare di cosa è «capace l’esercito» e per scoprire se sarebbe in grado di rispondere adeguatamente «a un potenziale aggressore» dopo la modernizzazione in corso, ha suggerito Vučić.

Il fatto che le manovre saranno di dimensioni mai viste è stato confermato dal solitamente bene informato quotidiano Vecernje Novosti, che ha svelato che l’esercitazione si terrà il primo novembre. E che alla “Vojna vezba” parteciperanno diverse «migliaia di soldati» di tutti i reparti dell’esercito serbo, oltre a un numero «senza precedenti di carri armati e veicoli da combattimento». In più, il cielo sarà solcato dai primi Mig-29 donati da Mosca e rimessi in sesto da Belgrado investendo quasi 200 milioni di euro. E forse anche da nuovi elicotteri da combattimenti Mi-35, sempre “made in Russia”, di prossima acquisizione.

Non arriveranno in tempo, invece, i prossimi gioielli delle forze armate serbe: droni militari con tecnologia cinese, un affare siglato nei giorni scorsi a Pechino. Il riarmo è la via da seguire, hanno suggerito vari analisti serbi, tra cui Vlade Radulović, che ha assicurato che «la neutralità militare» si difende con «il rafforzamento dell’esercito e la reintroduzione della leva».

Affari e dimostrazione di forza che susciterà però, quasi certamente, polemiche e preoccupazioni, come già successo in passato durante quella che è stata letta come una mini-corsa al riarmo tra Croazia e Serbia. E critiche sono già arrivate. Come quelle del membro bosgnacco della presidenza tripartita in Bosnia, Bakir Izetbegović, che ha accusato Vučić – indispettendolo non poco - di «parlare di pace», ma intanto «di riarmarsi». —


 

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