Punito per il blog con le foto di Hitler e Pinochet

Il suo “datore”, lo Stato, incarnato in questo caso dal Ministero dell’interno, aveva disposto due volte, a fine 2008, la sua sospensione dal lavoro per un paio di mesi, senza paga, effetto di altrettante sanzioni disciplinari, in quanto l’aveva ritenuto “colpevole”, tra le altre cose, di violazione di segreto d’ufficio nonché diffamazione dell’attività istituzionale del suo Corpo d’appartenenza e del comandante provinciale, “perpetrate” nel suo operato sindacale. Il Tar, dopo quattro anni abbondanti, gli ha tolto una punizione e gliene ha invece confermata l’altra, giudicando in estrema sintesi che in un caso si era mosso nell’alveo del sacro diritto di critica garantito prima di tutto dalla Costituzione mentre nell’altro ne era andato oltre.
Si conclude dunque con un singolare fifty fifty il doppio ricorso presentato ancora a fine 2008 dal vigile del fuoco Adriano Bevilacqua, dirigente sindacale prima della Cisal e poi della Uil, arcinoto in questi ultimi anni per essere stato decisamente l’anima del cosiddetto “Tavolo tecnico” contrarissimo al rigassificatore.
Bevilacqua, difeso dagli avvocati Francesca Castelletti e William Crivellari, davanti al giudice amministrativo aveva portato pure i decreti di archiviazione a suo carico, per le stesse vicende, decisi in sede penale. Il Tar dal canto suo li ha considerati irrilevanti «nella vicenda disciplinare perché diversi ne sono i presupposti». E, alla fine, ha optato per l’accoglimento di un ricorso e il rigetto dell’altro. Ma perché? La sentenza che dà ragione a Bevilacqua, che compensa tra le parti le spese di lite, aveva come oggetto la sospensione in seguito a un suo comunicato stampa in cui parlava di una «persecuzione» nei suoi confronti da parte di una «casta» pronta «a punire con il massimo della pena chi osa denunciarne l’arroganza». Qui il vigile-sindacalista, per il Tar, era rimasto dentro il diritto di critica.
La sentenza che invece gli dà torto, condannandolo a pagare tremila euro «oltre gli accessori legali», riguarda la sospensione comminatagli due mesi prima per aver pubblicato su un blog ordini di servizio del comandante e sullo sfondo Charlie Chaplin che incarna Hitler ne “Il grande dittatore” e Pinochet. Stavolta i magistrati amministrativi osservano che «la libertà di espressione non può travalicare i limiti dell’offesa» e quelle immagini «implicano con estrema chiarezza che l’autore degli ordini del giorno assume atteggiamenti dittatoriali». «Non intendo commentare le sentenze - così Bevilacqua - e mi limito a dire che la mia attività sindacale l’ho sempre fatta a 360 gradi, non solo come mera difesa dei diritti dei lavoratori ma anche come tutela della loro sicurezza». (pi.ra.)
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