Punta Spin finisce all’asta ma intanto lavora e fa utili

GRADO. È diventata definitiva la sentenza depositata lo scorso 14 dicembre dal giudice Annalisa Barzazi con cui sono state dichiarate fallite le due società a responsabilità limitata Residence Punta Spin e Gar, la prima gestrice del noto camping nonché del Laguna palace hotel di Grado, la seconda erogatrice di servizi di pulizia all’interno delle medesime strutture turistiche. Conseguenza diretta è stata l’autorizzazione del giudice delegato alla vendita dei beni. Il primo lotto all’asta riguarda il ramo d’azienda in esercizio per lo svolgimento dell’attività alberghiera, costituito appunto dal Laguna palace hotel al civico 17 di riva Brioni, composto da immobili di proprietà e in leasing, attrezzature, personale dipendente e avviamento, per un valore di stima pari a 9.650.000 euro. Il secondo lotto, invece, concerne il campeggio di via Monfalcone 10 - sempre con immobili di proprietà e in concessione, attrezzature, personale e avviamento - cui è attribuita una quotazione di 8.830.000 euro. Le offerte dovranno pervenire entro lunedì 19 giugno allo studio triestino del curatore Massimo Simeon, mentre la garà è fissata il 22 giugno.
In questi mesi il Tribunale di Gorizia ha disposto l’esercizio provvisorio d’impresa per le due strutture, che hanno pertanto proseguito l’ordinaria attività. Non solo: lo hanno fatto con profitto, come sottolineato dall’avvocato Simeon. «Dal 14 dicembre a oggi si è registrato un incasso di 1,9 milioni di euro, tra camping e hotel. In cassa, al netto degli oneri ordinari come la retribuzione dei lavoratori o le manutenzioni e quelli straordinari vedi l’anticipo delle spese per la guardiola incendiata, in attesa della liquidazione da parte dell’assicurazione, sono rimasti 500mila euro». Il Punta Spin, attivo dal 1973, era stato infatti interessato da un rogo con danni per oltre 200mila euro la notte a cavallo tra sabato 19 e domenica 20 novembre 2016. «Le cause del fallimento non si ascrivono alle entrate delle strutture - spiega il curatore -, bensì a una pesante situazione debitoria con le banche che hanno finanziato la costruzione e acquisto dell’albergo e con l’Erario, per cartelle non versate. Il passivo provvisorio ammonta a 20 milioni di euro».
Ma la redditività delle strutture che producono utili non è l’unica singolarità del fallimento gradese: sempre come snocciolato da Simeon è fioccato, a parità di periodo, un 10% in più di prenotazioni per l’albergo, rispetto al 2016, e addirittura un ragguardevole + 21% per il camping Punta Spin.
Comunque un provvedimento, quello dell’esercizio provvisorio, non frequente in ambito fallimentare, come sottolinea l’avvocato Simeon, stabilito per evitare il deperimento del bene e garantire continuità occupazionale, come in effetti è avvenuto, ai dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato (cinque) e determinato (una ventina). Gli stagionali, peraltro, sono destinati numericamente a crescere data l’incombenza estiva: Simeon sta procedendo ad assunzioni. Anche in virtù di questi aspetti «l’obiettivo del fallimento è vendere, non svendere: con la gara si punta a ottenere i valori di stima, altrimenti si proseguirà come ora, visto che viene prodotto utile per i creditori». «In tal senso - sottolinea il curatore - siamo pronti ad andare avanti con l’esercizio provvisorio quest’anno e anche il prossimo, secondo le disposizioni del giudice delegato».
Un messaggio chiaro e tondo, non bastassero i puntelli fissati a bando, per chi avesse mire speculative.
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